Il monello, i gesti decisi nel film sul bambino da adottare

Cinema / Classico / News - 09 January 2017 07:30

Charlie Charlie è il regista de "Il monello" ("The kid"), che esce in versione restaurata.

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Film Un affare di famiglia

Il monello (“The Kid”) è il film di Charlie Chaplin che uscì il 21 gennaio 1921. In questi giorni sarà nelle sale in versione restaurata, grazie alla Cineteca di Bologna. Nel cast ci sono lo stesso Chaplin, Jackie Coogan, Edna Purviance.

Una donna (Purviance) lascia l’istituto di carità dove ha partorito. È stata abbandonata dal compagno, e non potendo accudire il piccolo lo adagia sul sedile posteriore di un'automobile di lusso. In un biglietto scritto implora il proprietario di curare il bambino. Ma come accade nei film di Chaplin nulla accade come deciso, e la vettura viene rubata. I due ladri scoprono il bambino, lo lasciano per strada e un vagabondo (Charlie Chaplin) lo trova.

All’inizio il vagabondo non vuole assumere la responsabilità di accudirlo, ma poi si ammorbidisce e gli dà il nome di John. Intanto la donna ha un sussulto di ripensamento, vorrebbe ancora il suo bambino: quando comprende che è stato portato via sviene.

Trascorrono cinque anni, il bambino (Coogan) diventa collaboratore del vagabondo, esegue piccoli furti con lui, lancia pietre per rompere le finestre che il suo mentore - come vetraio - può riparare. Nel frattempo la donna diventa una ricca star e fa volontariato tra i poveri per riempire il vuoto del suo bambino scomparso. Per caso la madre e il bambino si incrociano, ma non si riconoscono. Quando il bambino si ammala un medico lo visita e scopre che il vagabondo non è il padre: il vagabondo gli mostra il biglietto lasciato dalla madre, il medico lo prende e informa le autorità. Così la separazione è imminente, perché due uomini vengono a prelevare il ragazzo e lo conducono in un orfanotrofio. Dopo una lotta il vagabondo riesce a portarlo con sé, anche se poi la donna torna a vedere cosa fa il ragazzo e il medico le mostra il biglietto.

Il vagabondo e il ragazzo trascorrono la notte in un dormitorio: mentre l’uomo dorme, il piccolo viene portato alla stazione di polizia dove si unisce con la madre. Un sogno rivelatore donerà ottimismo al vagabondo.

I gesti materiali sono al centro della storia, in cui la povertà obbliga a lasciare un bambino, rompere i vetri delle finestre per farsi pagare per riaggiustarle. Nell’epoca del cinema senza dialoghi, le azioni erano poche e decise: come in “Luci della città” in cui una fioraia non vedente s’innamora di Charlot.

Sono gli impedimenti fisici ad avere il fulcro della storia, tanto che non traspare un momento di noia nel film, che commentò la recensioni di Variety del 31 dicembre 1920. “Una foto con un sorriso - forse una lacrima”, scrisse il critico. A questo necessità di gesti evidenti si collega poi l’aspetto fantastico, per cui è normale che appaia un angelo, anche se in sogno.

Fu soprattutto la fusione tra pathos e umorismo a coinvolgere gli spettatori, come quando il vagabondo sfugge alle circostanze tristi della sua sorte nella baraccopoli immaginando un luogo trasformato in cielo e i suoi abitanti vestiti con ali da serafini.

Un momento della vita privata di Chaplin incise su questa narrazione: il regista era in un momento di sconforto dopo la morte del figlio appena nato. Una notte assistette ad una performance di varietà in cui il comico Jack Coogan si esibiva con il suo giovane figlio, Jackie e fu affascinato dalla dinamica che s’instaurava, dal talento del giovane. Cominciò così a scrivere una storia intorno al bambino carismatico, che era stato allenato come performer dal padre fin dall'età di tre anni.

“Il monello” fu il primo lungometraggio che Chaplin sceneggiò e diresse, dopo “Una giornata di vacanza - Una giornata di piacere” (1919). Per realizzarlo si fece prestare 500.000 dollari da una banca italiana. Offrì al piccolo Jackie Coogan il ruolo, e al padre alcune parti nel film, retribuite 125 dollari a settimana, più del figlio che ne percepì 75. Jack Coogan si scorge ne “Il monello” come un barbone, come il Diavolo nella sequenza del Cielo.

Jackie Cohan era la co-star: il film avrebbe dovuto intitolarsi “The Waif” (“Il bambino abbandonato”). Per ricreare un clima familiare con il piccolo Jackie, Chaplin ogni domenica - durante le prime settimane di riprese - lo portava ai parchi di divertimento, sui pony o intrattenendolo con altri giochi. I due rimasero amici negli anni, e Coogan recitò in seguito nel ruolo di Zio Fester nella serie TV "La famiglia Addams" (1964-1966).

Chaplin divenne amico anche di una delle giovani attrici, la tredicenne Lillita McMurray che interpreta un angelo civettuolo nella sequenza del Cielo. Quattro anni più tardi, Chaplin e l’attrice si sposarono: lui aveva 35 anni, il matrimonio avvenne segretamente in una località del Messico, ma terminò dopo pochi anni con una debacle anche finanziaria per Chaplin, il quale le dovette pagare la cifra record per allora di un milione di dollari.

Le riprese de “Il monello” furono lunghe, durando cinque mesi e mezzo. Nel momento dell’uscita la critica lo osannò, e il film incassò 2,5 milioni di dollari. Secondo alcune stime nei decenni il film guadagnò 60 milioni di dollari. Ma le relazioni amorose di Chaplin s’inflissero anche sul “Il monello”: durante la produzione lui fu coinvolto nel divorzio astioso dalla prima moglie, Mildred Harris. Gli avvocati di lei minacciarono di confiscare il negativo del film nella causa di divorzio. Nel disperato tentativo di salvare la pellicola Chaplin riuscì a far uscire i 122.000 metri di negativo dalla California a Salt Lake City, dove fu tagliato utilizzando un nitrato altamente infiammabile su un piano della camera d'albergo.

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