Giacomo Leopardi, i Canti del Giovane favoloso di Martone: dall'Infinito alla Ginestra, o fiore del deserto

Comics / Super Heroes / News - 15 September 2014 15:00

Giacomo Leopardi, Il giovane favoloso: i Canti, il film di Mario Martone con Elio Germano e la sceneggiatura (Mondadori Electa) in libreria.

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Giacomo Leopardi, Il giovane favoloso uscita film. Mario Martone ha portato al Festival di Venezia, poi a quello di Toronto, Il giovane favoloso, biopic su Giacomo Leopardi interpretato da Elio Germano. Accolto con entusiasmo la pellicola uscirà nelle sale il 16 ottobre. Lo stesso giorno l'appuntamento si raddoppia: arriva, infatti, nelle librerie la sceneggiatura (Il giovane favoloso. La vita di Giacomo Leopardi) di Martone e Ippolita di Majo pubblicata da Mondadori.

Giacomo Leopardi L'infinito. La prima stagione poetica registra la fine del mito della classicità nel tentativo di fonderlo con la sensibilità romantica. Gli idilli composti tra il 1819 e il 1821 sono piccole epifanie spirituali colte nel loro immediato manifestarsi. A contatto con la natura, Leopardi avverte il presentimento di eternità: succede ne L'infinito dove lo sguardo del poeta, limitato dalla siepe, si abbandona all'immaginazione. Già nello Zibaldone, Leopardi ha definito l'infinito come fonte di poesia, mentre nella Storia del genere umano (1824) lo “spasimo” dell'infinito contempla l'inquietudine per una vita senza sventura, di cui gli uomini sono “incapaci e cupidi”.

I Grandi idilli, A Silvia e il Canto notturno. Il secondo tempo poetico di Leopardi è quello dei cosiddetti Grandi idilli di cui fanno parte A Silvia e il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia.
A Silvia è composta a Pisa, città cara che ricorda Recanati, nella primavera del 1828. Leopardi rompe il silenzio lirico dopo essersi dedicato alle Operette Morali e lo fa ricordando l'attesa e la dolcezza delle illusioni di gioventù. Il canto della fanciulla nel maggio profumato è promessa di felicità che dura il tempo di una melodia, di una stagione, di una ragazza destinata a una morte precoce (Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi).
Il Canto notturno del pastore errante dell'Asia è l'ultimo dei Grandi idilli, composto a Recanati tra l'ottobre del 1829 e l'aprile del 1830. La vena fantastica è ispirato da un racconto sui pastori Chirghisi che accompagnano la notte con canti tristi dedicati alla luna (Voyage d'Orenbourg à Boukhara, fait en 1820 redatto dal barone russo Meyendorff).
Il filosofo maturo come il pastore si pongono invano le stesse domande: non conoscono il perché della vita, ma ne condividono la certezza del dolore. Tra il peregrinare terreno dell'uomo e la bellezza lunare indifferente al fato umano, s'insidia il sentimento della noia.

Giacomo Leopardi La ginestra, o fiore del deserto. Negli ultimi Canti il poeta lancia la sfida alla natura matrigna con l'invito alla virile accettazione della condizione umana. C'è il mistero della vita e l'opportunità di fraternizzare nella sofferenza comune. La ginestra, o fiore del deserto - scritta nel 1836 a Napoli - pur caduco, consola il paesaggio arido e diventa simbolo universale di pietas.
La solidarietà tra gli uomini alla ricerca del vero: ecco l'antidoto alla superficialità ottimistica del secolo “superbo e sciocco”.

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