Festival di Venezia 2016, 'Tutti a casa': l'Italia postbellica tra confusione e responsabilità
Il film "Tutti a casa" è stato proiettato alla 73. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, nell'ambito di Venezia Classici.
Abbiamo guardato il film "Tutti a casa", diretto nel 1960 da Luigi Comencini e proiettato in versione restaurata alla 73. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, nell'ambito di Venezia Classici.
Nel raccontare il caotico disordine sociale successivo all'8 settembre 1943, l'opera del regista fornisce un dettagliato e originale ritratto delle conseguenze che l'armistizio Badoglio ebbe sulla popolazione italiana. Per condurre la sua opera, il regista ha scelto il personaggio del sottotenente Alberto Innocenzi, interpretato da Alberto Sordi, impeccabile nell'evidenziare lo stato confusionale successivo all'evento storico e abile nell'attribuirgli alcuni connotati propri dell'italiano medio.
La narrazione prende avvio con l'incontrollato entusiasmo successivo all'annuncio dell'armistizio, al quale segue un desiderio collettivo dei soldati, tornare a casa. Il sottotenente Alberto Innocenzi è colto da un'improvvisa incapacità di gestire la situazione, pertanto decide di raggiungere un comando e ottenere istruzioni.
La costruzione del personaggio lascia emergere l'incapacità di cambiare atteggiamento dovuta al ridimensionamento della visione del proprio ruolo. L'abitudine a seguire ordini e istruzioni lascia spazio a un'improvvisa necessità di prendere decisioni e di ricercare il coraggio della scelta. Il protagonista di "Tutti a casa" viene inevitabilmente proiettato ad affrontare quello che Luigi Comencini definì il "passaggio dalla guerra subita alla guerra popolare".
Lo spettatore è coinvolto in un disordinato viaggio dal Veneto a Napoli, compiuto dal sottotenente insieme a personaggi accuratamente determinati, costretti ad affrontare le numerose difficoltà legate al periodo storico, descritte con un prezioso tocco ironico. L'opera del regista è compresiva di tragiche sfumature dell'Italia postbellica, la cui drammaticità finisce per incidere profondamente nella coscienza del protagonista del film, che nel mezzo dell'insurrezione di Napoli finisce col prendere in mano una mitragliatrice e dopo essere stato sopraffatto dagli eventi compie concretamente una scelta di responsabilità, partecipando attivamente al conflitto per la liberazione.
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