Il Futuro Del Cinema
Cinema / News - 07 June 2009 18:53
E' stato
curatore di TecnoArte, sull'interscambio tra Arte/Scienze/Nuove Tecnologie. L'approfondimento
dell'interscambio fra animazione digitale, eventi performativi e media art
lo ha condotto al saggio storico Dal Movie-Drome all'Imax 3D Experience.
Vanderbeek, i pionieri della computer animation e The Polar Express,
all'interno del volume Digital Memories, in corso di
pubblicazione che vedrà allegato un DVD sull'animazione computerizzata
internazionale degli anni Ottanta.
Vista la sua partecipazione al CortoFonino Film Festival
come giurato, e la sua esperienza nel mondo dei mass-media, incentriamo le
domande su questa nuova tecnologia. Com'è visto l'utilizzo del telefono
cellulare come prodotto sia per realizzare immagini che per poterle
trasmettere?
Moreno Barboni: Le riflessioni in atto alle quali fare riferimento non sono tanto
quelle del contesto italiano - rispetto al quale riscontro un'attenzione
interessante più nelle testate specializzate come l'inserto Nòva24 de Il
Sole 24 Ore che nella saggistica, dove si trova solo manualistica tendente
all'istant book - quanto quelle che derivano dal contesto francese:
dagli studi di sociosemiotica sull'uso relazionale del cellulare alle riflessioni
più specifiche derivanti dai seminari e dagli interventi al Pocket Film
Festival di Parigi, puntualmente pubblicate nel sito di questa antesignana
manifestazione settoriale.
Le riflessioni teoriche in questo caso hanno anche il
problema della ‘buona distanza' dall'oggetto, nel senso che bisogna analizzare
il fenomeno in tempo reale, per cui, oggi, una prima classificazione della
produzione di immagini con il cellulare nell'ambito del ‘cinema amatoriale'
come genere e della ‘caméra-stylo' come ricerca stilistica, si deve per forza
di cose confrontare con la possibilità del dispositivo di fare editing,
moblogging e broadcasting, ovvero di registrare e montare le
immagini, inviarle a distanza, farle circolare in rete e addirittura
trasmetterle in diretta, in un ambito divenuto ormai professionale. Tra le
analisi semiotiche più acute collocherei quelle di Jean-Louis Boissier
(pubblicate nel sito del festival parigino citato, che nell'ultima edizione ha
introdotto anche una sezione di installazioni interattive basate sul cellulare
sia come materia sia come pratica), dove ricorda come le macchine da presa Lumière
potessero riprendere e proiettare le immagini, così come i cellulari attuali
(alcuni dei quali si faranno anche videoproiettori) che si fondano sull'essere
collegati in rete con altri telefoni e sistemi mobili o ‘nomadi' e che quindi
si prestano a realizzare delle opere multimediali collettive in cui altrettanto
importante è il percorso di crescita dell'opera stessa.
I filmati realizzati con il telefono cellulare sono più
prodotto artistico o cinematografico al momento? Inoltre il cellulare è un
mezzo caldo o freddo secondo la catalogazione di McLuhan?
Moreno Barboni: Come
dispositivo multimediale di comunicazione personale il telefono cellulare è
allo stesso tempo tempo ‘freddo' e ‘caldo', a seconda dell'uso che se ne fa,
frutto di un'ibridazione tra più media, per dirla sempre con un termine caro
allo studioso canadese. Anche se per McLuhan il telefono nasce ‘freddo'
e a "bassa definizione", ed in effetti ancora il cellulare,
specialmente per quanto riguarda le immagini e il video, mantiene questa
matrice, richiedendo una partecipazione integrativa da parte dell'utente.
Perciò è difficile allo stato attribuire delle qualità artistiche e/o
cinematografiche assolute alle realizzazioni fatte con i dispositivi mobili,
perché anche queste si propongono come forme ibride in divenire. Sempre facendo
riferimento al menzionato McLuhan mi sembra ancora attuale lo scarto
proposto dal suo epigono Derrick de Kerckhove qualche anno fa: ovvero
quello di pensare le nuove immagini non più in termini di punto di vista ma di
"punto di vita", data la diminuzione progressiva della distanza
prospettica fra soggetto ed oggetto a favore della rivalutazione
dell'esperienza sensoriale o del ‘contatto'. In questo senso, ritengo che il
cellulare trovi oggi un suo specifico nella creazione di ‘immagini tattili',
dando origine alla saldatura fra punto di vista e ‘punto di vita', e
amplificando quindi la ‘dimensione mobile e personale' del mezzo (da cui deriva
la proliferazione, ad esempio, della forma del ‘diario di viaggio' fino a
durate da mediometraggio e oltre).
Il cellulare, amico o nemico dei "tradizionali"
linguaggi mediatici?
Moreno Barboni: Il cellulare in quanto dispositivo
mobile in continua integrazione con il computer è un medium neotecnologico che
alla pari di quest'ultimo si presenta ormai come un "metamedium",
cioè in grado di riassumere in sé molte funzioni e linguaggi dei mezzi
precedenti e coevi, proseguendo quel processo di ibridazione o interpenetrazione
costante dei media messa in luce già da McLuhan negli anni Sessanta, nel
momento stesso in cui si delinea la società postindustriale dell'informazione.
Processo che va seguito nel suo evolversi tenendo conto che siamo in una fase
pionieristica - sono d'accordo infatti con chi accosta questa fase a quella del
cinema delle origini - e che ci vorrà ancora del tempo per assistere a delle
opere mature e complesse sul piano artistico e cinematografico, anche se vorrei
sottolineare che la selezione italiana proposta alla prima edizione del
CortoFonino Film Festival mi ha sorpreso positivamente, almeno per ciò che
concerne alcuni titoli. L'importante è che i registi e gli artisti siano parte
integrante della sperimentazione in atto di queste ‘immagini tecniche', per
mostrarne un uso espressivo alto e non soltanto una pratica diffusa di
narcisismo tecnologico (con possibili usi distorti quali l'happy slapping
delle aggressioni filmate e altri ben noti). Ne potranno scaturire nuove
modalità di fiction - come sostiene Boissier - o nuove forme di
videocreazione, come dimostra già da qualche anno il progetto avviato da Nokia
che ha visto coinvolti tra i primi videoartisti internazionali come Nam June
Paik o Studio Azzurro.
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