The Millionaire, Vincitore Scontato Agli Oscar

Cinema / News - 23 February 2009 10:04

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Film Un affare di famiglia

Era risaputo che alla 81esima edizione degli Oscar avrebbe vinto Millionaire (di Danny Boyle), Negli ultimi anni i premi Academy erano intrisi di violenza, risultava difficile anche santificare il lieto fine. Basti pensare al 2008, con Non è un paese per vecchi (di Joel ed Ethan Coen), dove alla violenza dell\'epoca di Bush si accomuna l\'impossibilità della giustizia (nel film un saldatore trova una partita di droga che non può rifiutare: si innescherà una scia di sangue che neanche lo sceriffo riesce a fermare).

 

Oppure nel 2007 si pensi a The Departed - Il bene e il male (di Martin Scorsese), dove alla ribellione verso l\'ingiustizia si accomuna l\'impossibilità della redenzione (un giovane, protetto da un boss criminale entra in polizia dove incontra un suo amico: alla fine i tre si uccideranno a vicenda).

Ormai siamo nell\'epoca Obama, e non si può travalicare l\'idea che una nuova frontiera si prospetti all\'orizzonte: più terragna di quella kennediana, più votata alla risoluzione di problemi quotidiani come la fame, il lavoro. Non a caso Jamal, il protagonista del film, ambientato nella povera Mumbai, proveniente dagli slum, per sollevarsi dai problemi materiali (fame, lavoro) concorre allo show \"Chi vuol essere milionario\" e arriva a rispondere alla fatidica domanda da 20 milioni di rupie. C\'è all\'orizzonte a possibilità di un cambiamento sociale, di riscatto, come nell\'era Obama. E anche gli attacchi ai presunti imbrogli delle risposte (Jamal è interrogato dalla polizia) sono sventati, come per le dicerie del democratico. De Millionaire - coproduzione anglo-americana - non è neanche frutto delle major hollywoodiane.

L\'altro favorito non a caso era Il curioso caso di Benjamin Button (di David Fincher): il protagonista vive in un orfanotrofio senza genitori (anche Obama perse giovane il padre), poi torna indietro nell\'età, tanto da rivivere sentimenti puri, genuini che solo i bambini sanno concepire. Sensazioni a cui l\'America deve riabituarsi, per ritrovare una forma delle cose ormai persa, svanita nell\'era dei mutui e della crisi economica (Benjamin accetta l\'eredità del padre ma rinnega un futuro da imprenditore-capitalista).

Con la vincita di The Millionaire si passa ad un modo di intendere lo spettacolo dove la speranza del riscatto ha un ruolo importante ma certamente richiama valori pressanti, problematiche che nei prossimi anni saranno da risolvere. Gli americani stanno sancendo questo passaggio, dal momento che il film ha incassato 73 milioni di dollari. E l\'industria dello spettacolo hollywoodiano - sempre attenta alle modificazioni sociali - sta agevolando questo transito, in un gioco continuo di travaso tra ciò che il popolo desidera e ciò che gli si consiglia di volere.

Come nella vittoria di Aurora (1927) di Friedrich Wilhelm Murnau - prima pellicola a vincere il premio nel 1929 - è arrivato il momento della distensione dopo la tempesta. Non poteva trionfare Frost/Nixon - Il duello (del reazionario Ron Howard), con una tematica ormai logorata da una politica sorda ai desideri della gente. Come miglior film straniero ce l\'ha fatta il giapponese Departures (di Yojiro Takita), che ha scalzato il polemico Valzer con Bashir: storia di un violoncellista fallito che si adatta a lavorare come cerimoniere funebre, scoprendo così il significato della vita: il varco verso il futuro passa per una voragine macabra.

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