La lista di Oskar Schindler: 801 nomi, chi salva una vita salva il mondo intero
Daily / News - 22 July 2013 09:28
Venerdì 19 luglio è stata messa all'asta su eBay una delle quattro copie originali del famoso elenco di ebrei coraggiosamente salvati dall'imprenditore tedesco che risparmiò loro lo sterminio negli ab
La lista di Oskar Schindler, resa celebre dall'intensissimo lungometraggio di Steven Spielberg “Schindler’s list” e dal libro di Thomas Keneally da cui la pellicola è tratta, è da venerdì scorso all'asta su eBay con un prezzo base di tre milioni di dollari. Posseduto dalla famiglia di Itzhak Stern, il contabile polacco della fabbrica dell'imprenditore tedesco, l'elenco in vendita costituisce una delle quattro copie originali esistenti: quattordici pagine dattiloscritte, un po' spiegazzate e sgulacite dal tempo. Una lista di “miracolati”, ebrei che ebbero la ventura di essere aiutati da un animo buono e coraggioso, che col suo ingegnò riuscì ad evitare loro il tormento indicibile e la morte dei campi di concentramento.
Due delle altre tre copie della lista si trovano al museo israeliano del Memoriale dell'Olocausto, lo Yad Vashem, invece la quarta copia ha collocazione nella città di Washington, presso il Museo dell'Olocausto. Uno di questi elenchi era stato rinvenuto nel 1999, in una valigia dimenticata in una soffitta tedesca. Si tratta in tutto di ottocentouno nominativi di persone che vennero trasportate nella fabbrica di Oskar Schindler a Brněnec, comune della Repubblica Ceca, in quanto reputati “lavoratori necessari” alla sua attività di produzione di oggetti smaltati.
Oskar Schindler era nato a Svitavy il 28 aprile del 1908. A Cracovia, in via Lipowa n. 4, acquistò un'officina che chiamò “Deutsche Emaillewaren-Fabrik”, dove produsse pentolame e poi munizioni. Giunse ad impiegare oltre mille operai ebrei ed alcuni sostengono che, almeno inizialmente, abbia agito a scopo di lucro, sfruttando il lavoro sottopagato di individui bisognosi, al pari di molti altri imprenditori in tutta la Germania. Tuttavia in seguito cominciò a difendere attivamente la sua manodopera; dichiarò che certi lavoratori, in verità incompetenti, risultavano essenziali per il buon andamento della fabbrica e qualsiasi danno che veniva loro arrecato, compariva in proteste e richieste di risarcimento indirizzate al governo.
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