Chávez l’ultimo comandante, uscita-evento per l'opera di Stone che spiega la rivoluzione bolivariana

Cinema / News - 16 April 2013 12:41

In sala oggi 16 aprile, all’indomani delle elezioni del nuovo presidente venezuelano, il docufilm presentato alla Sessantaseiesima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

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Film Spirited - video

Chávez l’ultimo comandante è il titolo del  film-documentario del regista Oliver Stone che esce oggi, martedì 16 aprile 2013, e racconta,  attraversando l’America Latina dai Caraibi fino alle Ande, la storia del presidente venezuelano Hugo Chávez e della sua rivoluzione bolivariana, pacifica anche se armata. Un'opera attesa e complessa, proiettata in più di centocinquanta sale ed anche presso il Cinema Barberini di Roma, dove questa sera alle ore 20.30 sarà presente l'ambasciatore venezuelano in Italia Julian Isaias Rodriguez Diaz. In passato Procuratore Generale della Repubblica con capitale Caracas, l'uomo risponderà ai quesiti del pubblico cui piacerà intervenire. Così, a fine film, si terrà uno speciale dibattito.
A partire dalla vicenda politica di Chavez, “Chávez l’ultimo comandante” è un'opera che delinea il complicato quadro dei cambiamenti politici che hanno contraddistinto la vita di tante nazioni dell’America Latina, il cui governo, durante gli otto anni della gestione di Bush in USA, è passato da amministrazioni di destra ad amministrazioni di sinistra. Stone nella pellicola fa descrivere i mutamenti del Sud-America ai suoi leader: Cristina Kirchner per l’Argentina, Lula da Silva per il Brasile, Evo Morales per la Bolivia, Raúl Castro per Cuba, Rafael Correa per l'Ecuador, Fernando Lugo per il Paraguay. Riesce a dimostrare un'unità di intenti pur nella diversità delle singole condotte politiche, e ad evidenziare come, da parte degli Stati Uniti, una politica di demonizzazione dei governi non allineati abbia generato un clima che vede la salvezza e la salute dei popoli  far riferimento al “libertador” Simon Bolivar.
La collettiva “bolivarizzazione” è un dato certo quanto infausto per i rapporti con gli USA, che devono dimenticare atteggiamenti aggressivi e scendere a felici patti con stati che hanno drammaticamente a cuore il problema del risollevamento delle fasce più povere della popolazione.

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