La Strada
Daily / News - 28 January 2009 12:19
Sono la timidezza ed il candore di Gelsomina ad impedirle di reagire ai maltrattamenti di quest'uomo rozzo e brutale. Ma durante una delle loro tappe, entrati a far parte di un circo, la ragazza stringe amicizia con il Matto della compagnia, la cui sincera benevolenza le restituisce fiducia in se stessa e la persuade a specchiarsi nella bellezza del proprio animo, il solo che possa sopraffare la prepotenza del suo padrone e perfino riscattarlo dalla sua ignoranza. Zampanò, accortosi del tenero affiatamento tra i due, esplode di gelosia. Fuori di sé, si scaglia sul Matto, uccidendolo, e ne getta il corpo sotto un treno. Gelsomina, che ha assistito al delitto, si chiude in un dolore straziante che la trascina pian piano alla follia. Giorno dopo giorno, le condizioni della ragazza peggiorano e l'assassino, perseguitato dal rimorso e dalla paura di essere scoperto, l'abbandona lungo la strada. Gli anni passano e la vita di Zampanò scorre triste e solitaria. Un giorno, l'uomo viene a sapere per caso della morte della piccola Gelsomina e, sconvolto dalla notizia, si getta in ginocchio sulla riva di una spiaggia desolata: compresi i propri errori, il freddo cuore di Zampanò s'infrange davanti alle violente onde del mare, lasciandolo solo, singhiozzante, a stringere tra le dita un pugno di sabbia.
L'adattamento teatrale del film La strada , premio Oscar nel 1954 e diretto da Federico Fellini è stato scritto da Bernardino Zapponi e Tullio Pinelli (quest'ultimo collaboratore alla sceneggiatura con Fellini e Flaiano). Il testo restituisce la trama e i dialoghi del film ma inventa qualcosa di nuovo, di squisitamente teatrale che pure non convince.
Lo spettacolo, si concentra, da una parte, sul rapporto tra Zampanò e Gelsomina, sulla loro difficoltà di ascoltarsi, e dall'altra, sul mondo in cui essi si muovono (la 'strada', appunto) in mezzo a persone, che forse hanno in comune solo la ricerca disperata del sostentamento. La messa in scena che si propone di 'mostrare'con violenza, la tragedia quotidiana di un'umanità forse meno lontana da noi di quanto pensiamo.
Ma la tentazione del confronto con Giulietta Masina, gli occhi spiritati e la dolcezza struggente della protagonista de "La Strada" di Fellini è troppo forte e delude. Delude una Tosca poco convincente nella sua parte, una Tosca che crea un personaggio di poco spessore, che non esalta, perché non può esaltare le sue doti di cantante. E allora cosa resta? Un bravissimo Venturiello e un valido cast di attori secondari la cui punta di diamante (Gabrielle Zanchi) fa quasi dimenticare il resto.
Quasi, perché alla fine, dopo oltre due ore di spettacolo, si resta come in attesa di qualcosa, un emozione che non è arrivata, una sfumatura non sottolineata, una faccia da clown, quella miscela tra Harpo Marx e Chaplin, simboli di un'Italia anni '50 e di un capolavoro, impossibili da dimenticare.
LA STRADA. Drammaturgia: Tullio Pinelli - Bernardino Zapponi (tratto dall'omonimo film di Federico Fellini). Regia: Massimo Venturiello. Compagnia/Produzione: La Contemporanea/Compagnia Mario Chiocchio. Cast: Massimo Venturiello, Tosca, Chiara Di Bari, Dario Ciotoli
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