Wanda Marasco, intervista all’autrice del romanzo Di spalle a questo mondo
Libri / Intervista - 25 April 2025 07:00
"La poesia, più di ogni altra forma d’arte, ascolta la realtà"

Wanda Marasco, autrice e romanziera italiano, che esprime nei suoi romanzi personaggi potenti come per i protagonisti del suo ultimo romanzo “Di spalle a questo mondo”. Cosa rappresenta, quale significato attribuisce, Wanda Marasco autrice, al dramma dell’imperfezione vissuto dai personaggi protagonisti del suo ultimo romanzo “Di spalle a questo mondo”?
Il romanzo è fondato sul dramma dell'imperfezione, ossia del guasto e del limite acuiti dalla ferita. É questo uno dei temi del racconto e non poteva essere diversamente, giacché Ferdinando e Olga scrutano in sé stessi ogni forma di fragilità e di caduta, ogni dolore derivato dall’impotenza e dalle iniquità del mondo.La domanda che la protagonista rivolge, forse anche a se stessa, “Voi non credete che quando ci spezziamo è per sempre?”, cela la speranza del contrario oppure la “luce cieca” dalla stessa, avvertita tutt’attorno, non ammettendo questa eventualità narrativa?
No, per i miei personaggi questa domanda non cela alcuna speranza, ma è il centro di un’angoscia che si trasfigura in metafisica, in un balzo verso l’altrove. Si tratta di una visione del mondo in cui è centrale la ferita da cui si originano nuove forme di consapevolezza, di conoscenza. E la compassione, direi, rivolta alla creatura.Anche nel romanzo “Il genio dell’abbandono” lei descrive personaggi potenti, solitari, inquieti, geniali appunto. C’è un filo conduttore, esistenziale, tra Il genio dell’abbandono con il quale è stata finalista al premio Strega e “Di spalle a questo mondo”?
C’è più di un filo conduttore tra Gemito, lo scultore pazzo protagonista de Il genio dell'abbandono e Ferdinando Palasciano, il grande medico divenuto folle per troppo dolore. Il dottor Palasciano prende su di sé la follia di Vincenzo Gemito come il marchio e la missione degli uomini consumati dalle utopie, dalle disillusioni e, in fondo, dall’innocenza con cui hanno battagliato nel mondo. Sono entrambi due “maschere” mie. E in me trovano l’unità di una poetica.C’è un personaggio tra quelli da lei rappresentati nei suoi romanzi che a più di altri si sente legata o che prevede di riprendere a narrare per elaborarne i confini ?
Sì, c’è. Questa volta è un personaggio femminile. Ma non posso dire molto, un po’ per scaramanzia e in parte perché devo ancora definire molte cose. Comunque posso anticipare che ci saranno i grandi archetipi del teatro e della letteratura narrati attraverso la vita di una donna dei nostri tempi.Lei ha pubblicato diverse raccolte di poesie. Se dovesse consigliare un poeta con cui avvicinare i giovani alla poesia, quale consiglierebbe?
La poesia, più di ogni altra forma d’arte, ascolta la realtà, la medita, ne intuisce i misteri e le contraddizioni al di là delle apparenze. Leggere poesia è persino un atto rivoluzionario. Significa opporsi alla banalità, al pensiero e alla visione di superficie. Consiglierei molti nomi a un giovane che voglia avvicinarsi alla poesia, qui ne faccio tre: Rilke, Emily Dickinson, Giorgio Caproni.© Riproduzione riservata