Intervista allo scrittore John Connolly: trama e personaggi del nuovo romanzo ‘The Dirty South’

Daily / Intervista - 15 January 2023 13:00

The Dirty South è ancora inedito in Italia

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Alessandro Cattelan - video

John Connolly ha pubblicato da poco il romanzo The Dirty South, che segue la vicenda del detective privato Charlie Parker iniziata nel 1999 con Every Dead Thing

Nel libro "The Dirty South", il protagonista trova ostilità nel “Sud sporco”. Perché il Sud è sporco? 

Credo che il romanzo giochi sulla parola "sporco" in relazione al Sud. Credo che siano stati gli artisti rap ad abbracciare per primi il concetto di "Sud sporco", quasi come un distintivo d'onore, e c'è anche un album dei Drive-By Truckers con questo nome. Ho visto alcune interpretazioni che si riferiscono alla terra e all'idea di un ambiente in cui le persone devono impegnarsi in maniera fisica con il paesaggio per guadagnarsi da vivere. Ma ovviamente c'è anche l'altro senso, quello di un luogo corrotto – in qualche misura – in cui il deterioramento si estende anche alla terra e al suolo stesso. Il romanzo è ambientato alla fine del XX secolo ed è influenzato da questioni storiche di razza e povertà: anche se durante la stesura e la pubblicazione, negli Stati Uniti emergeva il movimento Black Lives Matter, quindi non erano ancora scomparse. In quel periodo c'è stato anche un afflusso di nuovi investimenti in Arkansas, in parte come risultato della presidenza Clinton, e con i soldi arriva anche la corruzione, e l'esacerbazione di alcuni problemi sociali piuttosto che la fornitura di soluzioni a essi. 

Ecco perché il sud è sporco, nel titolo. Anche se, nel caso in cui qualcuno pensi che mi stia inventando qualcosa, una delle persone che ha contribuito alla ricerca del libro - e che aveva molta familiarità con le istituzioni dello Stato - ha detto che gli sembrava di conoscere tutte le persone che lo compongono.


Sasquatch Detective

Il romanzo è ricco di descrizioni e dialoghi. Ha cambiato il suo stile rispetto ai romanzi precedenti? 

Sì, l'ho fatto. Ho optato per delle forme di dialogo stilizzate, in cui tutti parlano con una sorta di piacere per la lingua. In un certo senso è un tentativo di catturare qualcosa del colore della regione, dei suoi accenti e dei suoi dialetti, ma è anche un riflesso di una frase di David Milch, il creatore della serie televisiva Deadwood. Quando scriveva i dialoghi per Deadwood, si basava sull'idea che la gente del West americano del XIX secolo fosse stata esposta al linguaggio della Bibbia e delle compagnie teatrali in tournée, e che questo avesse influenzato il loro modo di parlare. Che sia vero o meno, è un approccio interessante e qualcosa di questo è filtrato nella scrittura dei dialoghi di The Dirty South. Allo stesso modo, volevo comunicare un senso portentoso nelle descrizioni del paesaggio, la sensazione che potesse essere quasi una coscienza in sé. Ho trascorso del tempo in Arkansas, guidando e andando in giro, parlando con la gente, e ho tentato di comprendere il luogo. Di solito è così che lavoro, ma l'Arkansas era un territorio vergine per me, quindi il processo è stato un po' più lungo. 

In questi anni di ricerca degli assassini della moglie e della figlia, Charlie Parker troverà mai la pace? 

Credo che abbia trovato una sorta di pace, perché sa che la figlia defunta lo aspetterà quando morirà, e ora ha un senso di scopo, persino di vocazione. Capisce che si sta svolgendo una vicenda più grande, in cui lui ha un ruolo cruciale, ma deve aspettare e guardare prima che questo aspetto gli sia rivelata. È una persona più felice di quanto non fosse nei primi romanzi, anche se non sarebbe difficile, credo. 


Guardando indietro, come valuti i vari libri su Charlie Parker? 

Non rispondo mai completamente a questa domanda, in parte perché mi guardo indietro e vedo solo le cose che avrei potuto fare in maniera diversa. Se dovessi essere pressato, tra i libri recenti credo che Dirty Sud realizzi ciò che mi ero prefissato, e così anche The Wolf in Winter. Fondamentalmente, però, ho sempre cercato di fare del mio meglio con ogni libro, in modo che ognuno fosse il migliore che potessi realizzare in quel momento. Credo che He, il romanzo che ho scritto su Stan Laurel, sia forse la cosa migliore che ho realizzato - di certo è stato tra i più difficili da scrivere - ma altri potrebbero dissentire. 

Le tue letture preferite, quali sono?

Per quanto riguarda i libri di altri, caspita, ce ne sono così tanti: Casa desolata di Charles Dickens, Cime tempestose di Emily Brontë, I tre moschettieri di Dumas, le storie di Jeeves & Wooster di P.G. Wodehouse. 

Pensi che il genere poliziesco riassuma bene i dubbi della gente sulla ricerca della verità? 

Penso che il genere fornisca una forma di rassicurazione. Ci dà soluzioni che non sempre troviamo nella vita reale e ci suggerisce che la giustizia può essere raggiunta e che i vulnerabili possono essere protetti, a patto che i buoni si facciano avanti e agiscano. Ma fa tutto questo attraverso narrazioni che coinvolgono, divertono ed emozionano. 

Qual è il suo prossimo progetto? 

Ho appena consegnato il seguito de Il libro delle cose perdute dopo circa sedici anni, e ora sto lavorando a due nuovi libri di Parker, oltre che al mio dottorato di ricerca. Quindi, da un certo punto in poi, per la gente sarà "Dr. John"...

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon