Incontro con il cast della serie tv ‘trasversale’ Il grande gioco: trama e cast

Tv / Intervista - 17 November 2022 13:15

Il grande gioco è la serie tv in uscita

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Film Tully

Il grande gioco è la serie tv in onda su Sky dal 18 novembre. La storia è ambientata nel mondo del calciomercato, con un procuratore emarginato dal mondo calcistico: con l’aiuto di un altro giovane procuratore, ricostruisce la sua carriera contendendosi la procura del campione Quintana e del promettente Antonio Lagioia. 


I 10 momenti della storia dello sport che hanno commosso il mondo

Come avete affrontato questo tema particolare, ambientato nel mondo dello sport?

Fabio Resinaro – regista. Non sono appassionato di calcio, ma è un argomento sacro. La nostra chiave è quella di spiare laddove non sarebbe consentito guardare, e da lì abbiamo costruito un linguaggio. Volevamo raccontare il dramma dietro lo sport, quali fosse le motivazioni personali che muovono poi interessi enormi di società calcistiche.

Anche Milano si è modificata in questi anni, città molto lavoratrice ma che è diventata più “verticale”, e abbiamo riportato questo aspetto anche nella scenografia, con inquadrature che rendono proprio questo slancio.

Giacomo Durzi – sceneggiatore. Nel momento del calciomercato, abbiamo cercato di costruire il racconto e ampliarlo. Il racconto vira più nel dramma shakespeariano, con maschere e caratteri archetipici. C’è anche un personaggio femminile che incarna qualcosa che sta arrivando, ossia le procuratrici donne: è notizia recente che l’eredità di Mino Rajola è stata presa da Raffaella Pimenta.

Ti piace lo sport?

Francesco Montanari. Mi piace lo sport, ma non sono affascinato da tutto l’entourage che porta il calcio. Noi abbiamo una sceneggiatura, e come tutte le grandi storie, il contesto è un pretesto per parlare d’altro. La serie tv è trasversale.


Il tuo personaggio è particolare, essendo una donna che entra in un contesto maschile.

Elena Radonicich. Questo personaggio è molto ben scritto, è subito apparso tridimensionale. Ero poi in un contesto particolarmente felice, con due registi pieni di idee ed entusiasmo. Il mio personaggio sa come vendere i calciatori, e renderli più appetibili sul mercato. Vuol trovare il modo di essere vista, in un momento storico in cui le maschere ci accompagnano nella vita e nella rappresentazione della vita, attraverso i social network. È anche caotica, e sono grata agli sceneggiatori per averla delineata in questa maniera. 

Come è stata l’esperienza sul set? 

Giancarlo Giannini. Io quando ho letto la sceneggiatura, non ho capito niente. Non volevo farlo, e ho scritto degli appunti. Mi ha convinto Luca Barbareschi, perché ho fatto una offerta doppia che lui ha accettato (ride, n.d.r.). Il mio personaggio l’ho inventato scena per scena. Inoltre la serie ha un bellissimo ritmo, anche se poi capita che si passa da un regista all’altro (ride, n.d.r.). Ci sono molti nodi drammatici, e io vivo lì una malattia dall’inizio alla fine, una specie di demenza senile, in cui quasi mi sono immedesimato. 

Francesco Montanari. Dì però cosa farai a febbraio. 

Giancarlo Giannini. A febbraio prossimo andrò alla Walk of Fame per lasciare le impronte sul cemento. Ci siamo solo io e Rodolfo Valentino.

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon