Oscar 2020, JoJo Rabbit al cinema: Taika Waititi, l'antidoto al pregiudizio
Cinema / Approfondimenti - 22 January 2020 11:00
Jojo Rabbit scritto e diretto da Taika Waititi, dal 16 gennaio nelle sale italiane.
Jojo Rabbit, in uscita nelle sale italiane dal 16 gennaio grazie a Fox Searchlight, ha ottenuto 6 nomination agli Oscar 2020, tra cui quella di Miglior film, attrice non protagonista (Scarlett Johansson) e sceneggiatura non originale.
La trama segue le vicende di Jojo Betzler, bambino di dieci anni che vive con la madre single (Johansson). Nella fittizia Falkenheim, cittadina nazista, Jojo entra a fare parte della Gioventù Hitleriana. Jojo ha una natura sensibile e uno speciale amico immaginario, Hitler (Taika Waititi). È da tempo che il bambino sogna di unirsi al Jungvolk, ignorando le umiliazioni a cui andrà incontro. Nel frattempo, Jojo scopre che la madre tiene nascosta in casa una ragazza ebrea, Elsa, destinata a stravolgere le sue convinzioni.
Jojo Rabbit tratto dal libro Il Cielo in Gabbia di Christine Leunens
Il film di Waititi è basato sul romanzo di Christine Leunens “Il Cielo in Gabbia” (2004). È la madre di Waititi, di origini russo-ebraiche, a leggere il libro di Leunens e farlo conoscere al figlio. Ricorda il regista: "Il libro è drammatico, pur avendo momenti comici. Ma ho sentito che se volevo affrontare questo argomento, avrei dovuto trattarlo con la mia personalità e il mio stile. In altre parole, più elementi fantastici e naturalmente più umorismo, una sorta di alternanza di dramma e satira."
Rispetto al libro, Waititi sceglie di raccontare la follia del nazismo attraverso gli occhi di un bambino di 10 anni. Jojo ha grandi sogni, ma è anche spaventato dal mondo che lo circonda. Si scopre preda, bullizzato dai compagni. Tra lui e la madre single Rosie c'è un legame di resilienza. Rosie Beztler è una donna forte capace di ribellarsi alla propaganda nazista pur nella sua quotidianità. La sua priorità è quella di salvare il figlio e preservarne l'innocenza.
Taika Waititi, l'antidoto al pregiudizio
Waititi si approccia alla sceneggiatura di Jojo Rabbit con la necessità di avventurarsi in un terreno drammaturgico ignoto. L'antisemitismo, l'odio razziale e l'intolleranza religiosa sono tematiche tristemente attuali. Spiega il regista in merito: "Sapevo di non voler realizzare un film drammatico che trattasse apertamente di odio e pregiudizio, dato che siamo già più che abituati a quello stile. Quando una cosa mi sembra un po' troppo facile, mi piace farci irrompere il caos. Ho sempre pensato che la commedia fosse il modo migliore per mettere il pubblico in una buona disposizione. Così, con Jojo Rabbit, voglio conquistare il pubblico con le risate, e una volta che si è abbassata la guardia, incomincio a somministrare questi piccoli carichi drammatici con il loro peso importante."
Anche Waititi, infatti, è stato vittima di pregiudizi, essendo figlio di padre maori della tribù Te Whānau-ā-Apanui: "La maggior parte dei pregiudizi di cui sono stato vittima derivava dal colore della mia pelle. Tradizionalmente, in Nuova Zelanda, esiste un pregiudizio nei confronti del popolo maori. L’ho vissuto diventando grande e ho imparato a scrollarmelo di dosso. Non è un gran risultato, ma si fa quello che si può. In ogni caso, penso di essere riuscito a volgere in commedia molti di questi sentimenti. Ecco perché mi sento molto a mio agio nel ridicolizzare le persone che considerano una cosa intelligente odiare qualcuno per quello che è."
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