Yakuza 6: The Song of Life, recensione videogame per PS4
Games / Recensione - 16 April 2018 14:00
Yakuza 6: The Song of Life è l'ultimo capitolo della gloriosa saga giapponese di SEGA
Yakuza 6: The Song of Life è il videogioco sviluppato da SEGA, un capitolo che porta le vicende del protagonista Kazuma Kiryu ad un livello più intimo e personale, nelle strade giapponesi fatte di scintillanti luci e ombre della vita privata del Drago di Dojima. La serie open-world made in Japan alterna missioni action ad una rilassata vita quotidiana all’interno della città, qui divisa tra il quartiere a luci rosse di Tokyo, Kamurocho, e Onomichi, una prefettura vicina ad Hiroshima. Il risultato restituisce un simulatore della vita orientale, spettacolare nelle fasi d’azione e più riflessivo e rilassante nelle decine di attività collaterali.
La trama di Yakuza 6: The Song of Life assume un connotato intimo e interiore, con un inizio molto lento rispetto al passato e che sviscera con estrema calma tutte le vicende che faranno da base al titolo. Le fasi iniziali si ricollegano al quinto capitolo, con alcune scene che illustrano il finale del prequel, con molti filmati e dialoghi a scandire le prime ore di gioco. Kazuma Kiryu, il protagonista della serie Yakuza, ha trascorso gli ultimi tre anni in prigione, dopo essersi consegnato alle forze di polizia, nel tentativo di abbandonare la vita malavitosa del passato. La speranza di lasciarsi tutto alle spalle, e continuare un’esistenza tranquilla e pacifica, si scontra con la scoperta che Haruka, figlia adottiva di Kazuma, ha non solo abbandonato il Sunshine Orphanage dove si trovava durante la prigionia del protagonista, ma ora si trova su un letto d’ospedale, investita da una vettura poi fuggita. Lo shock si unisce alla scoperta che accanto ad Haruka c’è un piccolo bambino di circa un anno, senza sapere se sia effettivamente figlio della giovane ragazza, che giace sul letto dell’ospedale di Kamurocho.
Il gameplay di Yakuza 6: The Song of Life sceglie la via di offrire meno contenuti rispetto al passato, ma con una cura e perfezione maggiore dei vari aspetti di gioco, cercando di rendere quanto più realistico possibile l’impianto costruito da SEGA. Al di là di alcune esagerazioni visive durante i combattimenti, le movenze di Kazuma Kiryu sono più pesanti rispetto al passato, senza stili di combattimento differenti, ma con un’omogeneità nelle mosse e azioni del protagonista. Il ritmo ne risulta quindi più lento e fisico, una scelta che sia addice allo stile di The Song of Life, un capitolo, come detto, più riflessivo e intimo, dai toni e tempi decisamente più maturi e seri. Accanto alle sezioni action rimane inalterata l’enorme mole di attività secondarie, fiore all’occhiello della saga Yakuza: possiamo infatti andare in locali a luci rosse, chattare con ragazze tramite live chat, karaoke, pesca, freccette e le iconiche sale giochi SEGA, che replicano quelle reali con le chicche di Puyo Puyo e Virtua Fighter 5 interamente giocabili.
La grafica di Yakuza 6: The Song of Life è un passo avanti verso il realismo, in linea con quanto affrontato nella narrativa e nel gameplay. Il nuovo motore grafico Dragon Engine elimina tutti i classici caricamenti quando si entra in un negozio, con un impatto sul gameplay significativo, non solo nel ritmo. I vari scontri, infatti, hanno un dinamismo molto maggiore rispetto al passato, con scazzottate che possono spostarsi tra esterni ed interni senza soluzione di continuità. La fluidità che ne consegue rende il combat system più vario, con le consuete interazioni con lo scenario e gli oggetti, e delle animazioni del protagonista riscritte in maniera pesante. Il sistema di illuminazione funziona a dovere, in special modo durante le scene notturne con le luci a neon delle insegne, che donano un connotato fotorealistico all’immagine. Grande cura anche nei personaggi e nella caratterizzazione, aspetto che può essere apprezzato durante i numerosi filmati di gioco. La maturità della serie si nota principalmente nell’impianto narrativo e nella sceneggiatura, con cut-scenes curate, belle da vedere e da ascoltare, con uno stile inconfondibile che fa di Yakuza la serie giapponese più attenta nella ricostruzione di personaggi e regia.
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