Recensione film Le guerre horrende, premiato a Venezia

Cinema / Recensione - 17 April 2018 08:00

Di Livio Pacella, Luca Immesi e Giulia Brazzale: in sala dal 19 aprile, nel centenario della Prima guerra mondiale.

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Il mistero di Donald C.

Le guerre horrende è un interessante film di dichiarato afflato teatrale. Un'opera che mette in scena il realismo magico, trasposto per il grande schermo, per esempio, da Emir Kusturica o, per citare due riferimenti italiani, i fratelli Taviani e Matteo Garrone.

Film Le guerre horrende

In un bosco senza via di uscita, che scopriamo stregato, il Capitano (Livio Pacella) canta le folli gesta della guerra alla più popolosa specie della Terra, gli insetti: pulci, mosche, pidocchi, cimici.  Ad accompagnarlo nello spettacolo, c'è il fido Scudiero (Desireé Giorgetti).
Durante la Seconda guerra mondiale, il Capitano si è unito ai partigiani per combattere i fascisti. Aveva una donna che amava, e alla quale tornare. Tuttavia, sono proprio le donne - madri, figlie e mogli – le martiri di ogni guerra.

Con la presenza, improvvisa e catapultata, nel bosco del Soldato (Dario Leone), non a caso senza memoria, la trama assume forma, contestualizzandosi nello spazio e nel tempo. Al Capitano, infine, non resta che arrendersi al suo destino di nato nel 1899: “Quante volte ho dovuto dimenticare. Ricordare. Rivivere tutto questo. Per sempre”.
La guerra è un'aberrante usurpazione della vita. Un'erbaccia selvatica capace di infestare l'umanità. Contro ogni religione e /o logica maturata nei secoli.

Le guerre horrende racconta gli effetti della Grande guerra, e la successiva Seconda guerra mondiale, sulla popolazione. Il film è tratto dall'omonimo testo teatrale di Pino Costalunga, ispirato da Niccolò Machiavelli, per il quale l'aggettivo “horrende” relativo alle guerre, era da intendere come “straordinarie”, “necessarie”.
La pellicola, invece, mette a nudo le barbarie della guerra sotto il lucido segno della follia. Un artificio umano contro natura.

Scritto da Livio Pacella, Luca Immesi e Giulia Brazzale, diretto da Immesi e Brazzale, il film si è aggiudicato diversi riconoscimenti, tra cui il Leone di vetro a Venezia nel 2016, pensato per i progetti inediti.

© Riproduzione riservata



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