Violenza e spiritualità: Agnus Dei, recensione del film
"Agnus Dei" è il film di Anne Fontaine, tratto da una storia vera.

“Non voglio andare all’inferno”, dice una suora rimasta incinta. “Teme la dannazione. L’importante è mantenere il voto di castità”, risponde un’altra.
Così inizia “Agnus Dei”, film di Anne Fontaine ambientato nella Polonia del 1945. Qui il giovane medico della Croce Rossa Mathilde - una tenace Lou de Laâge - è in missione per assistere i sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale. Un giorno una suora le chiede aiuto, Mathilde la segue e nel convento scopre alcune sorelle incinte, vittime della violenza dei soldati sovietici.
La litania delle preghiere nel film della Fontaine si mescola alla neve, quasi anticipando un senso di redenzione dal peccato. Infatti è in questo stato che vivono le suore, come se fossero colpevoli di ciò che gli è accaduto.
Le scene del nascituro rendono bene l’idea dell’orrore trasformato in purezza, con la suora partoriente che prega. Il bambino vengono stretto per qualche secondo e poi affidato - forse - ad altre famiglie.
Il film di Anne Fontaine risente di un eccesso di documentassimo, non potendo concentrarsi su una figura in particolare delle suore. Bensì si configura come racconto d vicende collettive. Quando una delle suore si suicida, la trama appare più pervasiva delle coscienze, perché la suicida era in balìa del dubbio del peccato commesso. In questo caso nulla si sa della fine della bambina neonata: “Sono sicuro che qualcuno li raccoglierà”, dice la madre superiora, lasciando intendere che l’abbia abbandonata.
L’unica figura che si erge è quella della crocerossina Mathilde: “Altre al suo posto avrebbero pero la testa”, le dice il collega. Sarà poi lei a trovare la soluzione per i neonati.
Agnus Dei è ispirato ad un evento poco noto, quando in Polonia nel 1945 i soldati russi commisero violenza sulle suore di un convento. Molte di loro rimasero incinte e gli appunti presi dalla crocerossina Madeleine Pauliac sono gli unici che ritraggono la storia. 25 furono le donne abusate nel convento, alcune di loro fino a 40 volte di seguito. 20 furono uccise e 5 dovettero affrontare la gravidanza. “È una verità che le autorità rifiutano di divulgare”, dice la regista Fontaine ripropone il tema della legittimità della maternità, dopo il ridicolo “Two Mothers” del 2013, in cui le madri Naomi Watts e Robin Wright hanno una relazione con i rispettivi figli. Nei fatti reali riportato da “Agnus Dei”, i soldati russi furono autorizzati a commettere il gesto della violenza dai loro superiori come ricompensa per i loro sforzi. “Questo tipo di brutalità è purtroppo ancora largamente praticata oggi - aggiunge Anne - Le donne continuano ad essere sottoposte a questa disumanità nei paesi in guerra di tutto il mondo”.
Per affrontare questa diatriba tra violenza e bellezza della nascita, la regista si è concentrata sulla spiritualità: essa assume il centro del film. La regista ha frequentato anche i riti di alcune comunità benedettine. Il tempo diviene sospeso, come quello della preghiera recitata dalle suore.
Molto è dovuto alla scrittura, di Pascal Bonitzer (“Gemma Bovery”) che ha fuso il mondo medico materialista di Mathilde e quello delle sorelle. Agata Buzek, che la lavorato in “Redemption - Identità nascoste” (2013) con Jason Statham interpreta Suor Maria, che aiuta Mathilde. Lou de Laâge racchiude la tensione tra timore e coraggio, decidendo di trasgredire le regole dell’ordine, facendo entrare dell’umanità in un convento divenuto una tana.
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