Venezia 81: recensione film Vermiglio, una storia impenetrabile
Scopri la recensione di Vermiglio, il film in concorso con Martina Scrinzi, Tommaso Ragno: trama, cast, critica

Nelle montagne di Vermiglio - in Trentino Alto Adige - la vita scorre lenta durante la seconda guerra mondiale. Una ragazza, Lucia (Martina Scrinzi) s’innamora di un soldato siciliano, Pietro (Giuseppe De Domenico) amico del cugino: i due si sposano e lei resta incinta. Il padre di lei, Cesare (Tommaso Ragno) è un maestro che insegna anche a qualcuno dei suoi dieci figli. La madre Adele (Roberta Rovelli) gestisce la prole come alleva le mucche, senza predilezioni.
Il film Vermiglio di Maura Delpero – già regista di Maternal - ha un pubblico indefinito: oscilla tra chi ama immedesimarsi in storie lente e pose centellinate, che si svolgono in luoghi agresti, e chi nel racconto di problematiche quotidiane intravvede una forma di elevazione. Le questioni che pone il film sono sorpassate, non più attuali, e proprio per questo relegano il film in un racconto di altri tempi, come potevano essere le trame realiste di Giovanni Verga e quelle pulsanti di Grazia Deledda. La regista si appassiona ai suoi personaggi, li pedina con rispetto e timore, quasi apprensiva su ciò che possano compiere.
La storia sfilacciata del film Vermiglio
Pietro – dopo la fine della guerra – deve tornare in Sicilia per un periodo di tempo: Lucia, non ricevendo le sue lettere, comincia a preoccuparsi. Anche lo spettatore abbraccia il suo dramma, ma ciò che potrebbe accadere è fuori controllo, vive nella mente di Lucia, che agisce ormai in balia di una foga incomprensibile, motivata dallo scandalo che potrebbe seguire dal mancato ritorno del marito. È proprio l’impenetrabilità della protagonista a rendere il film distaccato: se i moti dell’animo – pur relegati alle tradizioni di un paese di montagna – devono essere raccontati, tanto vale che esplodano.
La regista afferma che il film è nato dopo un sogno, in cui il padre - scomparso – venne a trovarla, tornando nella casa della sua infanzia, a Vermiglio, sorridendole sdentato. Il film conserva proprio le sfumature sfilacciate del sogno, che però spesso risultano incompiute.
Schede
Questa serie di sottrazioni si arricchisce dello scarso dialogo di Lucia – e degli altri personaggi – che vivono in un mondo a sé stante, pur se vero. La scena finale della camera da letto chiusa nel buio, riflette la clausura della storia.
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