Venezia 81: recensione film Stranger Eyes, moderne ansie collettive

Cinema / Recensione - 05 September 2024 22:01

Scopri la recensione di Stranger Eyes, il film in concorso a Venezia 81: trama, cast, critica

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Film Gringo: video

Nella città di Singapore, dopo la scomparsa di una bambina, i genitori si dannano per trovarla. Sono trascorsi tre mesi, e spulciano di continuo i filmati del passato, sperando di intravedere qualche indizio.

Mentre sono al parco per mostrare le foto della figlia, la madre Peiying (Anicca Panna) e il padre Junyang (Wu Chien-Ho) chiedono a una donna - a passeggio con la neonata - di controllare se veda una bambina simile alla loro: di fronte alla sua indifferenza, Junyang la pedina, e quando lei entra in un negozio, approfitta di una distrazione per mettere in pratica il proposito di rapirla. La estrae dal passeggino, ma poi demorde.

Già le premesse del film taiwanese Stranger Eyes (Mo Shi Lu) di Siew Hua Yeo gettano le basi per una storia thriller che affonda nella quotidianità, quando un mistero irrisolto lascia spazio alle indagini e alle possibili soluzioni. Ma la forza del film è di aver virato il punto di vista sui die genitori, che da vittime diventano potenziali colpevoli.


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Infatti, i due ricevono in video in cui il marito è pedinato, e la stessa scena di lui che segue la madre nel negozio è filmata. Anche il detective che segue il caso (Pete Teo) cerca di trovare possibili connessioni tra la scomparsa della piccola e i video inviati a casa. Si scoprirà che l’artefice dei filmati e il loro vicino di casa, Lao Wu (Lee Kang-Sheng), quasi ossessionato da Junyang, e che il suo voyeurismo affonda in un dolore personale, dovuto alla separazione dalla figlia. Lao, infatti, non potendo rivelarsi a lei, la pedona e la filma.

Le telecamere che ci scrutano nel film  Stranger Eyes

Il film parte come una semplice storia di sparizione, per affrontare tematiche più ampie, che giungo al timore continuo di essere osservati. Se a Singapore- come afferma il regista -  “ non c’è via d’uscita dalla rete di sorveglianza, osservare ed essere osservati diventa un rituale quotidiano”, il problema è più ampio. Ogni telecamera ci pone al cospetto di una raccolta dei nostri dati, che sono iconografici. È difficile sfuggire a tale pervasività, tanto che ogni gesto è registrato. La pellicola di Siew Hua Yeo da thriller affina anche il discorso meta-cinematografico, perché il film che vediamo è in parte quello girato dal voyeur Lao, che sta costruendo un suo database nel computer con video di Junyang.


Interessante è anche come il film sperimenti il discorso della nostra pseudo-innocenza: nei momenti in cui non pensiamo di non esser visti, eseguiamo dei gesti che non vorremmo rivelare, ma che poi scopriamo catalogati. Infatti, vediamo Junyang avere un rapporto con una donna, e contemporaneamente con un uomo: la scena filmata da Lao finisce anch’essa nel computer.

Un film interessante, forse troppo focalizzato sui personaggi, tanto da non dare spazio allo strato thriller. Ma certamente innovativo, per come districa la matassa della privacy ormai intrinseca con quella delle ansie personali.

© Riproduzione riservata


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