Venezia 79, recensione del film L’immensità
L’immensità è il film concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

Clara (Penelope Cruz) si deve districare tra vari problemi familiari:
dalla figlia Adriana (Luana Giuliani) che in realtà vuol farsi chiamare
Andrea, al figlio che è intemperante verso le ‘diversità’ del fratello, il
marito Felice (Vincenzo Amato) che
ha una relazione extra.coniugale con la segretaria.
Nel film L’immensità di Emanuele Crialese, Clara vive in un proprio mondo, permeato di danze a casa mentre sistemano le tovaglie sulle nuove di Rumore di Raffaella Carrà, e irrorazioni con il tubo dell’acqua in vacanza contro la suocera e le cognate. In una festa di Natale, si nasconde sotto un tavolo con i figli perché “voglio giocare con voi”. Ma Adriana gli risponde: “Tu non puoi giocare con noi”, quasi capendo la sua innocenza. Clara conserva la prima ingenuità di Grazia, altro personaggio puro apparso nel film Respiro che Emanuele Crialese diresse nel 2002.
Il tema delle diversità nel film L’immensità
Stavolta però il focus del film pare spostarsi in maniera impulsiva tra il desiderio di Adriana di crescere come un ragazzo, e le intemperanze della madre, che in pochi comprendono. Molte situazioni restano inspiegate, come quella inerente la relazione extra-coniugale di Felice – un convincente Amato. Aver deciso di non affrontare il tema della diversità di genere, ma di averlo lasciato a metà, per spostarsi poi sulla possibile malattia mentale di Clara – che poi viene condotta in una ‘villa di lusso’ per curarsi’ – non fa apprendere a pieno la coesione del film. Adriana che si sente uomo, e che è vessata dal padre, poteva essere un personaggio più scolpito, che però è rimasto sul marmo, quasi per timore di raccontare cosa sarebbe potuto accaderle. L’ambientazione del film negli anni settanta, rende ancora più vessato il suo desiderio di transizione, che però ormai oggi appare accettato. Gli stessi timori di Felice che impone alla moglie di crescere Adriana da donna, appaiono fuori tempo.
Penelope Cruz danza nel film L’immensità
Restano dei momenti memorabili nel film L’immensità, come la danza di Clara sulle note di Prisencolinensinainciusol (1973) di Adriano Celentano, e Penelope Cruz si rivela sempre di più un’artista poliedrica che sa muoversi dalla commedia al dramma, fino al musical. La forte simbologia del sotterraneo in cui i bambini si intrufolano e da cui emergono come in un nuovo parto – poco prima le madri avevano proprio parlato del tema del concepimento da spiegare ai figli – permea tutto il film, facendolo sposare dall’intimismo al realismo magico. Tale doppia anima rende il film poco coeso, e poteva esprimersi in maniera più coraggiosa.
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