The Boy: recensione del film in cui domina l'ingannevole presenza del soprannaturale

Cinema / Recensione - 11 May 2016 08:00

Lauren Cohan è la protagonista di The Boy, il nuovo thriller horror diretto da William Brent Bell che si muove tra apparenza e realtà, svelando gli inganni disseminati e conducendo il pa

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William Brent Bell presenta un film che ricalca i solchi propri del thriller, inserendovi spunti mistery, paranormali e sviluppandoli servendosi dei suoi protagonisti, Lauren Cohan, Rupert Evans... ed un bambino bambola.

The Boy presenta una trama lineare, che si snoda seguendo una retta conducente dritto verso il colpo di scena finale. Greta (Lauren Cohan), una giovane donna americana in fuga dal suo passato, viene assunta come tata in un villaggio inglese per accudire il piccolo Brahams, figlio degli anziani Heelshire. Quando Greta viene condotta davanti al bambino, scopre che in realtà si tratta di una bambola, a grandezza naturale, raffigurante il piccolo. I genitori lo trattano come fosse ancora un bambino in carne ed ossa, ma solo l’avvicendarsi di cupi e misteriosi eventi, insieme alle spiegazioni di Malcolm (Rupert Evans), un ragazzo che sa la vera storia del figlio degli Heelshire, sveleranno chi si cela dietro le fattezze di un’inquietante bambola che tutto può osservare.

Lauren Cohan, interpreta la protagonista di The Boy, Greta, una ragazza che tenta di scappare da pressanti angosce passate, ma si ritroverà prigioniera di una casa dal sapore gotico, custode di un mistero rimasto sepolto per troppo tempo e ora destinato ad essere condotto alla luce della scoperta. L’attrice rappresenta il principale attante dell’azione intorno al quale ruota l’indagine che essa stessa è costretta ad avviare in quanto si ritrova da sola a dover fronteggiare una presenza assenza che si manifesta e si ritrae nel corso del film, seguendo gli stilemi base della creazione della suspense.

Il personaggio di cui si appropria Lauren Cohan, volto noto della serialità televisiva, tra le varie si può citare il fenomeno The Walking Dead, è chiamato a scoprire le carte di una travagliata storia che riconduce eventi passati nelle braccia del presente, percorso seguito non solo dalla tragedia di cui fu protagonista il figlio degli Heelshire, ma anche dalla personale tragedia di Greta, vittima dell’autoritario compagno dal quale è fuggita. A sostenerla, in qualità di aiutante primario, è Rupert Evans, che debuttò sul grande schermo in Hellboy, mentre in The Boy è chiamato ad interpretare Malcom, un ragazzo che si interessa tanto a Greta, quanto alla risoluzione del mistero che aleggia nella casa che la ospita e che, al contempo, la minaccia.

William Brent Bell dirige un film che rimane in bilico tra il genere thriller/mistery e l’horror dall’apparente impianto soprannaturale, per un’opera che cattura l’attenzione per le quasi affascinanti premesse iniziali, mantenendo viva un’equilibrata dose di suspense senza cadere nel banale, ma non riesce a stupire nel finale. Nel corso del film il filo di Arianna, formato da tutte le informazioni disseminate che possono condurre allo svelamento finale, funge da guida nel labirinto del Minotauro rappresentato dalla maestosa abitazione degli Heelshire, fino a giungere al nascondiglio segreto del Minotauro, dove la presenza assenza che ha regnato all’ombra di se stessa appare e si manifesta rendendo nullo l’inganno fino ad allora perpetrato. Il colpo di scena rappresentato dalla scoperta finale, però, pur essendo accettabile, non stupisce, ma si limita a spiegare i perché rimasti irrisolti disseminati dall’inizio del film. Il meccanismo che teneva in piedi il thriller è svelato ma, pur sfociando dal soprannaturale al reale, The Boy non raggiunge il pathos richiesto, lasciando allo spettatore una chiara spiegazione dei fatti, ma non una risoluzione brillante degli eventi.

© Riproduzione riservata


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