Taxi Teheran, il controverso film di Jafar Panahi: a bordo dell'Iran contemporanea

Cinema / Recensione - 27 August 2015 06:30

Taxi Teheran, Jafar Panahi sfida ogni divieto e gira un film per le strade della capitale iraniana, alla guida di un taxi incontra persone di ogni estrazione sociale

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Taxi Teheran film scritto, diretto e prodotto da Jafar Panahi (Il palloncino bianco, Il cerchio), vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino come miglior film e anche del Premio FIPRESCI assegnato dalla stampa cinematografica internazionale.

Taxi Teheran trama. Alla guida del suo taxi, il regista Jafar Panahi in persona percorre le strade affollate di Teheran. Sul veicolo salgono le persone più disparate, donne e uomini, anziane con un pesce rosso, personaggi strani e persino la sveglia nipotina. Con ognuna di queste persone intrattiene conversazioni di ogni sorta, toccando temi leggeri, ma anche delicate questioni riguardanti l’Iran.

Taxi Teheran recensione. Prima ancora di vederlo questo film ci insegna qualcosa: il vero amore per l’arte supera qualsiasi restrizione. Jafar Panahi aveva alle sue spalle già una quantità incredibili di premi, quando nel 2010 viene arrestato per la partecipazione a movimenti contro il regime iraniano. Gli viene inoltre negata la possibilità di produrre e girare film, scrivere sceneggiature e persino rilasciare interviste all’interno del suolo iraniano per 20 anni, pena la reclusione di 6 anni. Eppure l’intenzione di mostrare le contraddizioni di quella società e la non trascurabile voglia di fare ciò che più lo soddisfa, gli ha permesso di trovare il coraggio per girare in clandestinità questa pellicola. Utilizzando una piccola videocamera posta sul cruscotto dell’auto, il regista riprende conversazioni ed avvenimenti al suo interno, ingegnando un riuscito mix tra documentario e fiction, tra vicende assurde e discussioni su questioni calde dell’Iran.

Jafar Panahi. Pur avendo l’opportunità di una denuncia urlata, Jafar Panahi si fa unicamente portatore di una testimonianza della quotidianità, mostra varie sfaccettature della società, lasciando al pubblico il giudizio ultimo su ciò che ha visto e compreso. Dopotutto non è un politico, come dice lui stesso cerca solo di fare ciò per cui da anni lavora: “Sono un cineasta. Non posso fare altro che realizzare dei film. Il cinema è il mio modo di esprimermi ed è ciò che dà un senso alla mia vita. Niente può impedirmi di fare film e quando mi ritrovo con le spalle al muro, malgrado tutte le costrizioni, l’esigenza di creare si manifesta in modo ancora più pressante. Il cinema in quanto arte è la cosa che più mi interessa. Per questo motivo devo continuare a filmare, a prescindere dalla circostanze: per rispettare quello in cui credo e per sentirmi vivo".

Taxi Teheran cast artistico e tecnico. I nomi delle persone che hanno partecipato al film sono omessi onde evitare problemi con la giustizia iraniana, per questo motivo alla fine della proiezione appare un cartello scritto da Jafar Panahi che dice: "Il Ministero della Cultura e dell’Orientamento Islamico convalida i titoli di testa e di coda dei film «divulgabili». Con mio grande rammarico, questo film non ha titoli. Esprimo la mia gratitudine a tutti coloro che mi hanno sostenuto. Senza la loro preziosa collaborazione, questo film non sarebbe mai venuto al mondo".

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