Sbirre, tre noir d'autore in libreria per Rizzoli
Daily / Recensione - 13 July 2018 16:30
Di Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni.
Sbirre
esordisce con Senza sapere quando di Massimo Carlotto. Il racconto ha
come protagonista Anna Santarossa.
Il
vicequestore è una donna che ha scelto di riservarsi una seconda
possibilità, in un futuro non troppo lontano, dall'altra parte del
mondo.
Ha un marito amorevole, ma un matrimonio scaduto. Anche sul piano professionale, Anna subisce la routine: “Era entrata in polizia perché temeva che la professione di avvocato fosse monotona e priva di emozioni, ma ben presto si era resa conto di essere sprovvista di quel guizzo, quella marcia in più che ti aiuta a bruciare le tappe della carriera.”
La sbirra di Carlotto è una bella donna, stimata da tutti i colleghi. Ed è un'informatrice del sovrintendente capo Zeno Degrassi. Lei e Zeno sono al soldo della mafia bulgara. Ogni tre settimane si spartiscono il bottino, dopo aver passato la notte alla pensione Mangart. Per Anna, quell'incontro proibito di sesso e vino, è un risveglio: “Era troppo tardi per fermarsi a riflettere. In fondo era solo un passo in più nella direzione che aveva imboccato, deviando dalla strada maestra senza porsi troppi problemi. Un’esistenza normale, noiosa e insoddisfacente sotto tutti i punti di vista: poi era capitata l’occasione, la tentazione irresistibile, e aveva saltato il fosso scoprendo l’eccesso in ogni sua forma, e la possibilità di trasgredire grazie alla doppia vita che si era creata. Preferiva di gran lunga quella più laterale e nascosta: l’altra la sopportava a fatica ma non lo dava a vedere. Sembrava la brava ragazza di sempre, che aveva imparato a rinunciare ai sogni e ad accontentarsi della mediocrità.”
Tuttavia, in quella zona di confine tra l'Austria e la Slovenia, crocevia di traffici illegali e soldi da riciclare, le cose funzionano in modo diverso. Quando Zeno sarà assassinato, Anna sarà punita selvaggiamente, grazie all'indifferenza dei colleghi maschi: il suo futuro è nelle sue mani, la svolta quella di non fidarsi dagli uomini, ma delle donne che incontrerà lungo la sua strada.
La
triade oscura è il racconto firmato da Giancarlo De Cataldo. Anche
il commissario Alba Doria è una bella donna. Si trova, faccia a
faccia, con il vicequestore Paolo Petti nel suo ufficio. Un
adolescente si è gettato dalla finestra. Prima del suicidio, ha
ucciso i genitori. Alba ha un'intuizione, ma non riesce a metterla a
fuoco. Petti, titolare dell'indagine, vuole chiudere il caso.
Alba cerca di prendere tempo e accetta un
invito a cena: “Paolo Petti fissava Alba con una strana intensità.
C’era qualcosa di rapace nello sguardo del vicequestore. Era noto
per il pessimo carattere. Ma aveva più arresti all’attivo lui
dell’intera Mobile romana. Sul suo conto circolavano
voci contrapposte. C’era chi lo considerava una sorta di mito della
Omicidi. E chi un corrotto e un pezzo di merda. Alba non aveva ancora
deciso, ma cominciava a propendere per
la seconda ipotesi.”
Era
stata una leggerezza, da parte sua, l'incontro tra le lenzuola con
quel capo che pareva brillante, e invece si era rivelato un
narcisista. Quell'unica volta, la donna comincerà a comprendere,
peserà come un macigno sul suo futuro professionale. Tuttavia, il
commissario è sveglia e può contare su un ottimo fiuto da sbirro,
non molla l'osso. Sfida l'orrore del dark web:
“La Rete buia. La parte demoniaca, illegale, inconfessabile del
deep web.”
Scopre una pagina in rete che formenta l'odio e recluta adolescenti per
Il falco nero, un gioco perverso lungo la leggenda del Blue Whale.
Nel frattempo, le indagini registrano altre due giovani vittime.
A
caccia del colpevole, l'assuefazione all'odio sarà il triste prezzo
da pagare.
A
chiudere Sbirre, è il capitolo di Maurizio De Giovanni, Sara che
aspetta.
Sara
è invecchiata. I capelli grigi, l'aspetto fragile, ingannano
l'interlocutore ignaro. Un tempo era stata una leggenda nel campo
delle intercettazioni. Un dono innato nel percepire parole
impossibili. L'avvento della tecnologia ha consegnato la sua sensibilità
all'oblio: “Sara ricordava le notti insonni, il secondo ufficio
allestito nella cantina dell’appartamento comprato proprio per quel
motivo, i dossier con le facce e i trascorsi della gente, gli
indirizzi e i precedenti, le realtà visibili e quelle sommerse. Non
era passato troppo tempo, in fondo. In quell’ambiente senza
aperture, tenuto al fresco dal ronzante aeratore, era custodito
l’archivio più completo dei delitti nascosti di un’intera
nazione nel periodo più buio. La porta dello scantinato era sbarrata
dal giorno in cui Massimiliano le aveva chiesto di non aggiornare più
gli incartamenti, ma Sara non aveva dimenticato quel fiume vorticoso
di dati, di informazioni, di volti.”
Sara Morozzi, primo dirigente in congedo, è chiamata al capezzale del figlio. Marco è stato fatalmente investito dall'auto guidata da un medico. Una curva, un punto con poca visibilità, l'ora tarda: non ci sembrano essere dubbi sulla dinamica dell'incidente. Lei vuole vederci chiaro, in attesa del dolore supremo per quel figlio cresciuto senza una madre. Non crede al caso, il mestiere le ha insegnato che le fatalità raramente sono tali.
Seguendo
le linee e i punti, la madre traccia la mappa della vita di Marco. Un
brillante ricercatore di chimica, scopre, un bravo ragazzo sempre
allegro e gioviale con tutti. Alla fine, unendo i punti con le linee,
spera in una pacifica fine dell'indagine. Sara, infatti, sta anche
per diventare nonna, un futuro l'attende.
E
invece, il destino le riserva la stessa trappola: “l'amore è
l'inferno”, per Sara come per Anna e Alba. Donne
costrette alla clandestinità, all'isolamento o alla solitudine, per
essersi riservate una seconda possibilità. Protagoniste in bilico,
in uno scenario da Far West globalizzato che corrode e corrompe.
Sceriffe di frontiera, loro malgrado.
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