Recensione La Favorita con Olivia Colman, Rachel Weisz ed Emma Stone
In sala dal 24 gennaio, il film di Yorgos Lanthimos atteso agli Oscar.

Gare di pennuti starnazzanti, aragoste succulenti, minuetti acrobatici, tisane al veleno, rispettabili Sir, ignudi con parrucca, a tiro di pompelmi e risa sguaiate; mentre la favorita della regina sta per finire in un bordello. Sgarbi triviali e intrighi di corte. Siamo nei primi del Settecento, nel 1708, l'Inghilterra è coinvolta in una rovinosa guerra contro la Francia. Un conflitto, a cui l'ala conservatrice del parlamento intende porre fine. Di mezzo, ci sono gli interessi dei grandi landlords. In mezzo, a uomini effeminati, invece, ci sono donne al potere.
Con La Favorita, Yorgos Lanthimos consegna al cinema lo sfrontato tableau vivant di un'epoca. Carnale e perverso, magnifico e decadente. Ogni dettaglio rimanda a una nota a margine. I costumi (Sandy Powell), l'impianto scenografico (Fiona Crombie, Alice Felton), le musiche: tutto contribuisce a rendere l'atmosfera a corte strabordante, lussuriosa, chiassosa. Sul lassismo caotico, domina la fragile figura della Regina Anna (Olivia Colman). Bizzarra, lunatica, scostante. È una regina malata. La gotta le procura dolorose piaghe sulle gambe. La depressione, i saliscendi dell'umore. Al suo fianco, c'è Sarah Churchill (antenata di Winston Churchill e della Principessa Diana, interpretata da Rachel Weisz), duchessa di Malbourough e moglie di John, generale e politico britannico. Lady Churchill è una donna forte, indipendente e leale. Mentre la regina passa la maggior parte del tempo nella camera da letto con i suoi diciassette conigli, uno per ogni figlio perso, Sarah governa.
Schede
Questo fango puzza
Il film è suddiviso in otto capitoli, il primo dei quali è intitolato This Mud Stinks (questo fango puzza): preannuncia l'arrivo di una lontana cugina di Sarah, Abigail (Emma Stone), caduta di rango a causa dei debiti di gioco del padre. Abigail sarà sistemata tra la servitù. Tuttavia, nel fango non ci vuole più tornare. Sotto il fascino gentile, c'è il calcolo. Scoperta la relazione intima tra la regina e Lady Churchill, farà in modo di infilarsi nelle lenzuole regali.
L'impronta umoristica del film rafforza la riflessione sul misero destino. L'infelicità sembra legata all'incapacità di amare ed essere amati. Non esistono eroi buoni, né villain cattivi, ma vittime delle circostanze. Sul finale, nello sguardo della regina c'è nostalgia e dolore per l'amore che fu: un portento, di virtù in consolazione, che Lanthimos ha saputo raccontare con la grazia corrosiva di Balzac.
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