Recensione High Life, la sfida di Robert Pattinson

Cinema / Recensione - 25 April 2019 11:15

Nelle sale statunitensi, di Claire Denis.

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Roberto Bolle - video

Film d'autore, visto in anteprima in Italia grazie al Torino Film Festival, High Life resta un titolo per il cinema d'essai. Negli Stati Uniti ha incassato i complimenti della stampa specializzata, seppure con qualche autorevole eccezione. Presentato al Toronto International Film Festival, il film ha diviso gli spettatori in sala, numerosi quelli che hanno abbandonato la proiezione a causa delle sequenze disturbanti.

Film High Life

La regista parigina Claire Denis ha in mente questo progetto dal 2002. Per il ruolo del protagonista pensa al compianto Philip Seymour Hoffman. Robert Pattinson, grande ammiratore di Denis, si interessa allo script cinque anni fa. Ad affiancare Pattinson, arriva Juliette Binoche: i due attori si sono già conosciuti sul set di Cosmopolis (2012) di David Cronenberg.

Juliette Binoche nel ruolo di villain

Dopo il successo della saga di Twilight, la scelta di Pattinson, quella di prediligere l'autorialità rispetto al budget di una produzione, è apprezzabile. Curiosamente, Kristen Stewart ha imboccato la stessa strada. Il ruolo di Monte in High Life, tuttavia, non è memorabile. Anche il resto dei personaggi, purtroppo, non suscita curiosità, nè empatia - eccetto Juliette Binoche, alla quale spetta una villain mitologica-freudiana e una scena d'impatto che non spoileriamo.

High Life è ambizioso, visivamente accattivante. La trama offre riflessioni, di matrice filosofica, interessanti. D'altro canto, la narrazione tra presente e flashback appesantisce il film. Il montaggio alternato lungo questa prospettiva funzionerebbe anche, ma qualcosa si inceppa da un punto di vista del ritmo. Il punto debole dell'opera ruota intorno a un'intenzione di prolungata suspence che fallisce.

High Life trama

Facciamo la conoscenza di Monte grazie a una lunga introduzione, egregiamente sorretta dalla fotografia di Yorick Le Saux. Lui è un padre redivivo, alle prese con le necessità di una neonata, battezzata laicamente con il nome di Willow.
Willow è il futto degli esperimenti ossessivi sulla riproduzione spaziale della Dottoressa Dibs (Binoche), un passato da condannata, che condivide con i passeggeri ergastolani di una generica missione 7. Monte e Willow ne sono gli unici superstiti: vivono in questa fatiscente navicella, il verde di un orto, alimentato da luce artificiale, a ricordare la vita terrestre di un tempo lontano.


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