Recensione film L'affido, premiato a Venezia
Il film di Xavier Legrand in sala dal 21 giugno.

L'affido (Jusqu'à la garde e Custody, rispettivamente il titolo originale e quello in lingua inglese) segna il debutto cinematografico di Xavier Legrand. Il film autoriale ha vinto il Leone d'argento – Premio speciale alla regia allo scorso Festival di Venezia. Già nel 2013, il regista francese si è guadagnato una nomination agli Oscar, grazie al cortometraggio Avant que del tout perdre (Just Before Losing Everything), la vicenda di una donna perseguitata dal marito violento.
La sequenza iniziale mostra due genitori divorziati, accompagnati dai rispettivi avvocati, davanti a un giudice. È una scena abbastanza lunga, in cui hanno la meglio l'oratoria dell'avvocato di Antoine (Denis Ménochet). In verità, il padre ci appare innocuo. Rivendica il suo diritto di vedere il figlio Julien. Il giudice, donna di esperienza, ha per le mani una dichiarazione spontanea del minore che afferma di non voler vedere “quello”. Anche la figlia Joséphine vuole chiudere i ponti con il padre: è maggiorenne e le è consentito.
Schede
Episodi di violenza domestica, senze prove inconfutabili, vengono accantonati. Lo spettatore, come il giudice, viene messo di fronte a una scelta difficile. Prevale il buonsenso e la buona fede: un figlio ha diritto di crescere con entrambi i genitori. Julien non vuole vedere il padre? Probabilmente, è il segno di una crescita traumatica e di una personalità fragile causate dal divorzio problematico dei genitori.
Il tribunale accoglie le richieste del padre. Al primo fine-settimana concordato, Julien si sente male, ma infine riluttante, decide di incontrare il padre. Gli incontri sono inizialmente protetti, perchè avvengono in casa dei premurosi nonni paterni. Questo, in attesa del trasferimento definitivo di Antoine.
Intanto, ci accorgiamo che il padre usa il figlio per avere informazioni sulla madre. Miriam (Léa Drucker) si è tutelata trasferendosi in un complesso di case popolari, di cui Antoine non sa l'indirizzo. Il figlio lo preleva, infatti, dalla casa dei nonni materni. Antoine si crede ancora un marito. Ed è geloso e possessivo.
L'affido mette in scena un'escalation di violenza imprevedibile per le modalità in cui avviene, nonostante le cautele e la protezione della famiglia di Miriam. C'è un passato di violenza che leggiamo negli occhi terrorizzati, disperati e furiosi, del bambino ogni volta che è costretto a vedere il padre. Un'escalation tanto brusca, quanto scioccante.
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