Recensione film Isabelle, con Ariane Ascaride diretta da Mirko Locatelli
In sala dal 29 novembre, distribuito da Strani Film in collaborazione con Mariposa Cinematografica.
Scritto da Mirko Locatelli e Giuditta Tarantelli, diretto da Locatelli, Isabelle si è aggiudicato il premio di Miglior Sceneggiatura al Montreal World Film Festival e quello di Miglior Attrice, ad Ariane Ascaride, al Cape Town International Film Market & Festival.
L'interpretazione dell'attrice francese è vibrante. Il suo ruolo è quello di una donna determinata e pratica. Ha una carriera di tutto rispetto come astronoma e lavora nel Dipartimento di fisica all'Università di Trieste. Il figlio Jérôme (Robinson Stévenin), invece, vive in Provenza e sta per diventare padre.
Schede
Isabelle
ha una natura molto protettiva nei confronti del figlio. Tuttavia, in
famiglia si consuma un dramma famigliare con responsi personali
opposti. Se la madre cerca di controllarne gli effetti, Jérôme è
in preda al panico.
La maestria del regista, al suo terzo film
dopo Il primo giorno d’inverno (2008) e I corpi estranei (2013),
sta (anche) nell'adozione di un registro tanto più gentile, quanto più scioccante
si rivela lo sviluppo della trama.
Nei silenzi dei protagonisti si
consuma un intreccio di solitudine, vendetta e sensi di colpa.
Isabelle
cura il suo giardino, confeziona marmellate, è impegnata con le
ricerche scientifiche e sta per diventare nonna. Sono queste le sue
conquiste e le sue priorità. Ha una reputazione impeccabile e una
vita timorosamente blindata, circondata dai vigneti della sua casa in
campagna. In realtà, d'altra parte, Isabelle possiede una verve
contagiosa, pur nelle sue contraddizioni, e un macigno che pesa sulla
coscienza narcotizzata.
La seguiamo aiutare il giovane Davide
(Samuele Vessio), scampato a un incidente mortale, concedendogli
sospette ripetizioni di fisica. Un disegno, inizialmente, cinico
muove i suoi propositi.
Nel finale, il risveglio per Isabelle sarà
amaro e, forse, liberatorio.
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