Recensione film Guardiani della Galassia: Volume 3
Guardiani della Galassia: Volume 3 è il film al cinema
Mentre il Marvel Cinematic Universe si rafforza e cresce, Guardiani della Galassia: Volume 3 è forse il canto del cigno della serie. Le aspettative sono alte per molti fan, poiché James Gunn, sceneggiatore e regista dei primi due Guardiani della Galassia, torna per realizzare il terzo, e apparentemente ultimo, capitolo della serie di successo. Con la stessa verve si pone al timone della sceneggiatura e della macchina da presa, tanto da rendere il film pregno di un'atmosfera energica e coesa.
Il film parte con il piede giusto, sfociando nell'azione: Rocket, il mercenario peloso dei Guardiani (doppiato da Bradley Cooper), è catturato dall'Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji) per essere utilizzato nella sua "missione sacra". La posta in gioco è alta. Gli eventi assumono risvolti personali. Quill (Chris Pratt) e l'equipaggio rischiano tutto per salvare il loro amico.
Abbiamo visto alcuni franchise del MCU non riuscire ad eguagliare il loro film d'esordio (Iron Man), mentre altri sono migliorati di film in film (Captain America, The Avengers), raccogliendo apprezzamenti anche dalla critica meno entusiasta. Guardiani della Galassia ha trasformato Chris Pratt da semplice attore di una sitcom televisiva a protagonista di Hollywood; Dave Bautista da superstar della WWE a interprete di un blockbuster e la voce di Bradley Cooper, candidato all'Oscar, in un pilota sbadato.
La fantascienza di Guardiani della Galassia: Volume 3
Gunn apporta al film un elemento visivo rinfrescante. Pensate all'art-déco che incontra la fantascienza. Forse perché, pur essendo un film tratto da un fumetto (so che alcuni tremano di fronte a questo termine), s’ispira ai temi della fantascienza, dando più spazio alla scenografia, ai costumi e al trucco. Evitando le ambientazioni scialbe e metalliche della maggior parte dei film ambientati nella galassia, Guardiani 3 si distingue per l'uso da parte del regista di colori brillanti e audaci, contrasti netti e toni psichedelici. La nuova nave dei nostri eroi si chiama addirittura Bowie.
Forse meglio di tutto il MCU, questo franchise intreccia facilmente l'umorismo con l'azione e l'eroismo. La terza parte non si allontana da questo percorso. Per distinguere questo film dai suoi simili, anziché incentrare la storia su come "salvare la situazione ", si concentra su temi più comprensibili, come l'amicizia, la lealtà e l'amore. Zoe Saldana torna nei panni di Gamora, dopo essere stata riportata indietro - dopo lo schiocco delle dita di Thanos - con una memoria diversa che non include la sua relazione con Quill.
Schede
Il calo di tensione del film Guardiani della Galassia: Volume 3
Il nostro minaccioso villain, l'Alto Evoluzionario, crea un parallelo con un altro cattivo meno incisivo, Thanos. Entrambi sono ideologicamente guidati da quello che percepiscono come l'unico modo per aiutare l'esistenza, una proposta narcisistica di giocare a essere il creatore.
L'apertura con un accento così intenso può arrestare l'attenzione dello spettatore, ma fissa il tenore di ciò che accadrà. Man mano che il film esplora i personaggi più in profondità e lo sviluppo della trama, il suo obiettivo si allontana, perdendo interesse. Anche nelle scene culminanti si nota un calo di energia.
Una dinamica cui bisogna fare i complimenti è l'eccellente uso che James Gunn fa della musica nel film. Se da un lato aumenta la ricchezza dell'insieme, dall'altro fa pensare ai film degli anni '90 supportati da colonne sonore memorabili.
La Marvel e la Disney hanno una comprensibile inclinazione a sfruttare il successo di ogni film e franchise, sfornando un film dopo l'altro, cavalcando l'onda fino a riva. È difficile non chiedersi se vedremo ancora i nostri disadattati avventurieri intergalattici. Se questo è davvero l'ultimo capitolo, Guardiani della Galassia: Volume 3 mira a consolidare una storia di qualità, non tirata per le lunghe fino a l'inaridimento, per ritrarsi a sé e a concludere con una nota positiva.
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