Recensione film Fugue di Agnieszka Smoczyńska, in anteprima a Cannes
Cinema / Recensione - 21 May 2018 08:00
Dall'acclamata regista polacca del musical horror The Lure.
Fugue (Fuga) è il nuovo film di Agnieszka Smoczyńska, presentato in anteprima durante la Settimana della critica al Festival di Cannes. Anche il responso da parte degli addetti ai lavori statunitensi è stato positivo.
La scena d'apertura mostra una donna ritrovare letteralmente la luce, dopo aver camminato per ore lungo le rotaie notturne giunge, infatti, in una stazione centrale. Malconcia, non passa inosservata tra i passeggeri in attesa di un treno.
Due anni dopo, ritroviamo Alicja (Gabriela Muskała, anche sceneggiatrice del film) in un ospedale di Varsavia, in seguito a un'aggressione. Non ha documenti e da quella famigerata notte, scopriamo, ha vissuto senza avere memoria del suo passato. Il medico che la prende in cura, la obbliga a partecipare a una sorta di Chi l'ha visto polacco. In realtà, Alicja ha subito un trauma (inconsapevole) e vorrebbe solo essere lasciata in pace.
Durante la trasmissione, viene riconosciuta dal padre. La famiglia la stava cercando da tempo, senza riscontri sulla scomparsa. Kinga Slowik, questo è il suo vero nome, viene riaccompagnata a casa dai genitori, dove farà la conoscenza della sua famiglia di origine, del marito (Lukasz Simlat) e dell'adorabile figlio.
Alicja, rinnegato il nome di battesimo, è un'altra persona che destabilizza i famigliari: dal modo di agghingarsi al temperamento anticonformista. Non c'è ombra della Kinga rassicurante e perfetta di un tempo. Attende la carta d'identità, e si fermerà nella casa del marito per qualche settimana: il tempo che il documento sia pronto.
Niente è banale, nella nuova vita della protagonista. L'atteggiamento rassegnato al buco nero nella sua mente, con il quale sembra aver convissuto pacificamente, improvvisamente cambia rotta. Alicja è in cerca di risposte. Com'era la sua vita di moglie, madre e insegnante? Era felice?
Lo spettatore è invitato a scoprire la drammatica verità dietro al vissuto della protagonista. Fugue si rivela un thriller esistenziale con un finale triste, dignitoso e inevitabile.
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