Recensione Emilia Pérez, un film impulsivo con Zoe Saldaña e Selena Gomez
Cinema / Recensione - 10 January 2025 14:00
Scopri la recensione di Emilia Pérez, il film con Zoe Saldaña, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez: trama, cast, critica
Rita Mora Castro (Zoe Saldaña) è un'avvocatessa messicana: scrive la difesa per un caso di omicidio che coinvolge la moglie di un importante personaggio dei media. Va contro la sua coscienza a sostenere che la morte è stata un suicidio, vincendo la causa. Ma questo incipit del film è anticipato da minuti in cui si mostra una Città del Messico notturna, con la musica di Clément Ducol che quasi in maniera ipnotica raconta una località misteriosa, in bilico tra desiderio e repressione. Il ballo successivo, con le coreografie di Damien Jalet, mostra Rita che si chiede quale possa essere la soluzione del caso di “muerte violenta”.
Grazie a questo successo viene contattata da un mistero cliente, che si rivela essere il boss del cartello Juan "Manitas" Del Monte (Karla Sofía Gascón). Dopo aver incontrato dei dottori a Bangkok sulle note di "La vaginoplastia”, Rita trova un chirurgo che accetta di eseguire la procedura, anche dopo aver ascoltato i ricordi di Manitas sulla disforia di genere durante l'infanzia ("Deseo"). Dopo la procedura, le diviene Emilia Pérez, i figli di Manitas e la moglie, Jessi (Selena Gomez) sono trasferiti in Svizzera per la loro sicurezza, e Rita riceve una somma esorbitante di denaro, mentre Manitas inscena una finta morte e inizia una nuova vita come Emilia Pérez.
I salti narrativi del film Emilia Pérez
Il fatto di percorrere la vita di Emilia e quella di Rita con veloci salti temporali, da Città del Messico a Tel Aviv, a Londra, asciuga l’aspetto romantico del film, virando verso la commedia. In questa maniera i personaggi si immolano nelle loro decisioni, senza ragionare sul motivo delle loro scelte. È la forma del musical a giustificare tale frenesia, che pervade tutto il film, dai balli improvvisati, alle rapide evoluzioni della trama: basti pensare che a meno di un quarto del film, Juan ha già cambiato sesso.
Il regista Jacques Audiard gioca con i tempi e le convenzioni dello spettatore, proponendo in poco cambiamenti di prospettiva impulsiva: Emilia dopo quattro anni vuole riunirsi ai suoi figli, e l’avvocatessa la porta a Città del Messico per vivere con loro, e la presenta come una lontana cugina di Manitas che si è offerta di aiutare Jessi a crescere i bambini. Jessi non riconosce Emilia e si oppone all'accordo, accettando alla fine di tornare in Messico per riunirsi a Gustavo Brun, un ex amante.
Il film affascina e seduce, al di là delle sue imperfezioni, come i passaggi narrativi che risultano poco credibili: dall’interesse di Emilia a creare con Rita un'organizzazione no-profit che identifica i corpi delle vittime del cartello, alla relazione di Emilia con Epifanía, una donna i cui resti del marito violento sono stati identificati. Le azioni che nella vita di ognuno non potrebbero essere contenute in una vita, qui si consumano in poco più della metà del film. Il passaggio da thriller al musical - con le canzoni suadenti di Camille Dalmais - è veloce, così come dalla commedia al thriller psicologico. Il cast composto da attori di lontane origini ispaniche serve a dare coesione al film, e lo rende uno dei più innovativi dell’anno, abiurando alla domanda se ciò che si vede sia credibile o meno.
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