Recensione del film Trolls, non occorre mentire per essere felici

Cinema / Recensione - 27 October 2016 07:30

Trolls è il film di Mike Mitchell e Walt Dohrn: musica e trama si coniugano nel film DreamWorks

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Trolls, film di Mike Mitchell e Walt Dohrn nelle sale per la 20th Century Fox è uno dei casi in cui si riesce ad coniugare la genuinità di una storia vitale e il senso positivo che ne scaturisce.

Non sono per un pubblico di bambini, ma anche di adulti: coloro che per alcune scene condensate in un film ripiombano per un momento nei timori infantili e li paragonano ai risultati raggiunti. Con le conseguenti prese di coscienza.

“Bisogna mangiare un troll, per essere felici”, afferma più volte la Chef nel film. Vedendo la protagonista Poppy, giovane principessa del villaggio che cerca di liberare il popolo dai Bergens ci si rende conto di quanto l’animazione sia evoluta con tematiche attuali, come un cinismo da cui è possibile fuggire. Poppy vive in un paese in cui si è perennemente felici, tanto che ad una certa ora il braccialetto che gli abitanti indossano squilla e tutti si ricordano di abbracciarsi: questa positività può essere solo “mangiata” dai Bergens e dal principe Gristle, che asseconda sempre la Chef: solo cibandosi di un troll possono raggiungere la felicità, tanto da organizzare un trollstizio. Come a dire che solo approfittandosi di chi è in buona fede, si riesce a paventare un po’ di sollievo.

Dall’altra parte c’è Branch, un troll negativo, cupo e stoico: non ama abbracci, né condivisione. Riflette una sfumatura del carattere dei bambini, ma anche un più generale colore umano, quello dello scetticismo continuo. Si scopre in seguito qual è il motivo di tale atteggiamento, che risale nell’infanzia di Branch e in un lutto proprio causato dai Bergens. Da questa confessione emerge poi un cambiamento nel carattere di Branch, più propenso a collaborare.

Infine l’ottimismo di Poppy trova uno svantaggio: non si può ammirare solo il lato positivo delle situazioni, “un mondo tutto cupcake e arcobaleni”. Così quando lei decide di salvare il troll Creek finito apparentemente nello stomaco del principe dei Bergens, mette a repentaglio la vita di tutto il popolo. Infatti Creek è sì vivo, ma si è venduto ai nemici così da rivelare dove si trova il villaggio dei trolls. Anche l’eccesso di ottimismo nasconde una menzogna.

Un aspetto secondario è la capacità di infondere fiducia in chi si considera inadeguato: Poppy convince la sguattera Brigida a confidare i propri sentimenti al principe dei Bergens, l’affamato Gristle. Solo con la sincerità riesce ad ottenere il suo affetto, tanto che poi Birigida aiuta loro ad uscire della pentola in cui sono imprigionati.

I vari oleati snodi narrativi sono merito della sceneggiatura - spesso anche troppo geometrica - di Jonathan Aibel e Glenn Berger, che hanno lavorato alla saga di “Kung Fu Panda”, collaborato a “Shrek” e “Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può!” (2011).

Gli effetti speciali della DreamWorks ricreano un mondo psichedelico, tanto che le scene in cui i capelli dei Trolls sono fondamentali - a mo’ della ragnatela di Spiderman - hanno richiesto il lavoro di centinaia di artisti, con una nuova tecnica che ottimizza la piegatura, l'attrito, l'elasticità, le collisioni dei peli sulla testa.

A ciò si lega una colonna sonora che si amalgama alla perfezione con le varie fasi narrative del film, da “Total Eclypse of the Heart” a “The sound of silence”, cantate da Poppy (la cui voce italiana è di Elisa Toffoli), “I Feel Love” di Donna Summer, “True Colors” di Cyndi Lauper, cantata dallo stesso Justin Timberlake con Anna Kendrick.

Vedendo il film “Trolls” c’è ancora speranza di essere felici senza dire bugie.

© Riproduzione riservata



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