Recensione del film The Big Sick

Cinema / Recensione - 15 November 2017 08:00

"The Big Sick" è il film che mescola commedia e dramma

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The Big Sick è il film di Michael Showalter con Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter.

Kumail (Kumail Nanjiani) è un giovane comico di standup di Chicago, usa la sua auto con Uber e la notte si esibisce. Negli sketch ironizza sulla cultura pakistana, e questo aspetto è tenuto nascosto alla famiglia musulmana.
Durante uno spettacolo Kumail incontra Emily (Zoe Kazan), una donna bianca non musulmana presente tra il pubblico. I due trascorrono la notte insieme e quella che sembra una infatuazione diventa storia d’amore.

Ma quando Emily scopre la religione di Kumail reputa che la relazione debba terminare, a causa sopratutto delle aspettative delle rispettive famiglie.

Il film parte quindi con la classica divergenza religiosa che impedisce ad una coppia di stare insieme: sono infatti anche le due famiglia ad incutere timore, pure se non incidono troppo nell’evoluzione della trama. Maggiore impatto ha avuto in tal senso un film come “Love + Hate” di Dominic Savage del 2005, dove l’intolleranza familiare sfocia in aggressione.

In “The Big Sick” questo aspetto sociale ascende in una direzione diversa quando Emily si ammala ed è ricoverata in ospedale, tanto da essere intubata per una grave infezione. Kumail vuol restare accanto a lei, nonostante i genitori di lei disapprovino.

Questo evento “fisico” getta maggiore credibilità alla storia, e una solidità che altrimenti sarebbe stata difficile da raggiungere. Infatti il dolore fisico diviene il mezzo attraverso cui superare le diversità culturali e religiose, perché solo il benessere della persona amata è ciò che le sorpassa.

Il film - tratto dalla storia vera dello stesso Kumail Nanjiani - ha incassato negli Stati Uniti 53,5 milioni di dollari, con un successo raro per un film con attori poco conosciuti. Kumail è un comico, e Emily V. Gordon è realmente sua moglie. Il che rende il film capace di aderire alla realtà, e sopratutto attraverso i continui dialoghi far fluire i pensieri dei protagonisti.

È proprio questo l’aspetto più ostico del film, un dialogo continuo - che come nella tradizione delle stand up comedy - pretende di raccontare e ironizzare su ogni aspetto della vita.

Nonostante tale prolissità "The Big Sick" fa emergere dei conflitti per poi risolverli in maniera non fittizia, bensì credibile e quasi di un realismo terrificante, che si svolge tra corridoi di ospedale dove la comicità sembra bandita e che invece segna l’origine di questa storia.

© Riproduzione riservata



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