Recensione del film Quello che so di lei

Cinema / Recensione - 31 May 2017 08:00

"Quello che so di lei" è il film commedia di Martin Provost con Catherine Deneuve e Catherine Frot,

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QDllo che so di lei (“Sage femme”) è il film di Martin Provost nelle sale. Nel cast ci sono Catherine Deneuve, Catherine Frot e Olivier Gourmet.

Claire (Catherine Frot) è un’ostetrica capace, che ama il suo lavoro. Quasi alla fine della sua carriera si scontra con metodi innovativi che disapprova, cosicché il lavoro inficia nella sua vita privata. Un giorno riceve telefonata, è Béatrice (Catherine Deneuve) che si presenta come la prorompente amante del suo defunto padre. Béatrice vorrebbe incontrare Claire: cosicché tra le due gli screzi e i compatimenti si alternano.

Il film in Francia ha incassato più di 500 mila euro, un ottimo risultato per una commedia prodotta. Basti pensare che nella classifica francese tra i primi post figurano film francofoni e non statunitensi, soprattutto di genere commedia. “Raid dingue” ha incassato 30 milioni di dollari), storia di una ragazza che vuole entrare in un corpo speciale della polizia; “Il a déjà tes yeux”, su una coppia che adotta un bambino di quattro anni e scopre che è di colore; “Alibi.com”, su come mascherare le infedeltà attraverso un sito web.

Se l’idea iniziale di "Quello che so di lei” è forte, essa è sviluppata in maniera adeguata e con colpi di scena. Qui si fa ricorso anche a simbolismi, che raccontati permettono subito la creazione di un ambiente: la figura dell’ostetrica è quella che per eccellenza conduce alla prima vita, e che poi non avrà più rapporti con i neonati.

“Io stesso sono stato salvato alla nascita da un’ostetrica - ha detto il regista Provost - Mi ha donato il suo sangue e questo suo gesto mi ha permesso di sopravvivere”. Quando il regista da adulto seppe della propria storia, cominciò a cercare quella donna: ma gli archivi dell’ospedale conservano i documenti solo per venti anni, così Martin Provost non ha potuto conoscerla.

Il film “Quello che so di lei” deve la sua partecipazione emotiva all’interpretazione delle due protagoniste: una Catherine Deneuve che dopo “Potiche - La bella statuina” (2010) di François Ozon ha trovato una nuova vitalità con battute fulminee e una mimesi rara. Tanto che sarà in altri tre film di genere commedia, come “Bonne Pomme”, “Tout nous sépare” e “Mauvaises herbes”. Catherine Frot - vincitrice del César per “Marguerite” (2015) - riesce a proporre un’inibizione rara: pur dando lei la vita, non sa agirla con spontaneità.

E quando il film sembra attorcigliarsi sulla reciproca ricerca delle due donne, si entra in ambiente tetro illegale: nelle sale da gioco clandestine Béatrice si

guadagna da vivere. Questo gioco di carte permette sia ai giocatori che agli spettatori di effettuare delle puntate. Così il film da commedia sentimentale diventa anche sociale, il che al conduce ad un côté noir che si presta bene all’atmosfera non ovattata del film.

La possibilità di accettare ciò che la vita ci restituisce, sia positivo o avverso è uno dei messaggi che con lentezza emerge nel film, grazie anche ad una regia che Provost sa rendere fluida, pedinando gli attori per far esprimere le loro improvvisazioni.

Senza contare che la stessa Claire ha una casa in campagna, dove coltiva un orto e dove ha un amante: così come Beatrice lo era del padre. Il film diventa così anche un racconto dell’inutilità di giudicare le azioni altrui.

© Riproduzione riservata



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