Recensione del film Aspettando il Re

Cinema / Recensione - 15 June 2017 08:00

Aspettando il Re è il film con Tom Hanks e Sarita Choudhury tratto dal romanzo di Dave Eggers.

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Aspettando il Re (“A Hologram for the King”) è il film di Tom Tykwer con Tom Hanks, Sarita Choudhury, Tom Skerritt.

Alan Clay (Tom Hanks) è un uomo d’affari che ha divorzio da poco, il rapporto con la figlia è precario. Il lavoro che svolge alla Reliant Corporation è instabile, anche a causa di una manovra organizzativa pretendente per cui - come gli rimprovera il padre - trasferì in Cina centinaia di lavorazioni provocando la bancarotta della Schwinn Bicycle Company.

L’opportunità non poteva che avvenire dal florido oriente, grazie ad un futuristico ologramma in 3D che Alan cerca di vendere ad uno sceicco.

Il valore maggiore del film è di non indugiare in facili semplificazioni, per cui vediamo subito Alan arrivare a Jeddah, in Arabia Saudita e riprendere quella vitalità che gli apparteneva. Solo una ciste alla schiena che gli è stata diagnosticata gli fa temere il futuro, ma è un semplice indizio di un malessere più profondo, che lui lacera con una verve giovanile. Quella della ciste è una trovata totalmente letteraria, infatti il film è tratto dal romanzo omonimo del 2012 di Dave Eggers, ambientato proprio durante il periodo della recessione.

Karim Al-Ahmed (Khalid Laith) è lo sceicco che dovrebbe dare un nuovo lavoro a Alan, ma tarda ad incontralo.

Il regista Tom Tykwer riesce con la sua spigliatezza ad unire il percorso dell’uomo comune con il tentativi di trovare una via d’uscita alternativa alla quotidianità. Basti pensare a “Lola corre” (1998), storia di Lola che ha solo 20 minuti per riavere del denaro; “Profumo - Storia di un assassino” (2006), su un uomo che grazie ad un senso olfattivo superiore crea il famoso profumo; “Cloud Atlas” (2012), su come le azioni attuali abbiano un impatto reciproco con il passato.

“Aspettando il re” propone anche varie scene di evasione mentale del protagonista, resi attraverso allucinazioni, che rendono Tom Hanks emblematico di un modo di vivere in cui non si accetta la difficoltà presente, e la si rifugge con un forzato ottimismo. Un atteggiamento che l’uomo sembra temperare una consapevolezza dei propri fallimenti.

L’ambientazione saudita rende il film straniante, perché un cast hollywoodiano deve amalgamarsi ad una scenografia che impone scelte recitative notevoli, tra deserti e costumi tipici mussulmani. Alan è infatti disorientato da usanze locali incomprensibili, facendosi aiutare da un bizzarro tassista per un incontro con lo sceicco che tarda ad arrivare. E questa scenografia modifica la stessa mentalità di Alan, che vorrebbe ricominciare tutto da capo a Jeddah, dove ha conosciuto anche una dottoressa di cui s’innamora.

È la distonia tra tradizione e modernità che fa del film un’opera rara. Lo stesso Tom Hanks - istrione del film - ha ammesso che che quando Alan si trova a Jeddah “è un uomo pieno di energia e vitalità. E da lì scaturisce la commedia”.

Lo scrittore David Eggers si recò in Arabia Saudita raccontando nel romanzo quello che visse lì. Il regista Tykwer ripercorse quel viaggio a Jeddah e alla città fantasma nota come 'King Abdullah’s Economic City', o KAEC.

Un mondo ulteriore cui poter accedere, e che Tom Hanks ama frequentare. Anche il film successivo, “The Circle” è tratto da un omonimo romanzo di Eggers.

La scena dell’eliminazione della ciste è anche quella della purificazione da un dolore, in attesa di quell’entusiasmo che ci “fa sentire di nuovo forti”. Come dice il protagonista.

© Riproduzione riservata



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