Il giovane favoloso recensione film, Elio Germano è un Leopardi ribelle e ironico

Cinema / Recensione - 16 October 2014 13:00

Il giovane favoloso, Mario Martone dirige Elio Germano e Massimo Popolizio in un biopic su Giacomo Leopardi, incentrato sulla tormentata giovinezza del poeta.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Film Apartment 7A - video

Il giovane favoloso film diretto da Mario Martone, una produzione Palomar con Rai Cinema, riconosciuto di interesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) e presentato alla 71ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Il giovane favoloso trama, studio matto e disperatissimo. Leopardi cresce sotto la protezione del severo padre, il conte Monaldo, in una casa che è un’enorme biblioteca. La sua vita è fatta solo di studio e scrittura, ma la piccola città di Recanati sta stretta al giovane Giacomo, che cerca in ogni modo contatti con l’esterno. A ventiquattro anni riesce finalmente ad andarsene, e insieme all’amico Antonio Ranieri si trasferisce a Firenze. La vita mondana però non lo aggrada e le sue condizioni fisiche peggiorano sempre più col passare del tempo. I due quindi decidono di spostarsi a Napoli, città di Ranieri, dove Leopardi cerca di immergersi nella realtà popolare. Ma da lì a poco scoppia un’epidemia di colera e i due amici sono costretti a ritirarsi in una villa ai piedi del Vesuvio, dove terminano il loro pellegrinare.

Il giovane favoloso recensione. Il film di Mario Martone presentato a Venezia 71, è un biopic su Leopardi, una pellicola che mostra i cambiamenti nella vita del poeta e l’evoluzione simultanea della scrittura e del pensiero. Per entrare nella psicologia del personaggio, il regista attinge spesso al grande epistolario che il poeta ha lasciato, e riesce a restituire un personaggio inedito: un giovane ironico e ribelle che cerca di combattere contro le enormi difficoltà fisiche. Fondamentale nella vita del poeta è la presenza del padre, magistralmente impersonato da Massimo Popolizio, insegnate e carceriere per cui Giacomo prova sia estremo amore, che repulsione. Una volta fuggito da Recanati, Leopardi non riesce comunque a trovare pace nella sua anima infelice, sintomo di un pessimismo che oramai è radicato in lui e che non lo lascerà fino alla prematura morte. Elio Germano riesce a rendere perfettamente questo conflitto interiore, conferendo ad un così difficile personaggio il giusto connubio tra estro e sofferenza. Suggestive anche le scene in cui l’attore recita i versi più illustri del poeta, accompagnati dalla coinvolgente colonna sonora, musiche di Sasha Ring e di Gioacchino Rossini, coevo dello scrittore. Il film ci consegna dunque un nuovo Leopardi, un personaggio sì scontroso e atipico, ma che crea empatia con lo spettatore. Pubblico che a sua volta scorda tutta la pena provata sui banchi di scuola, comprese le poesie imparate a memoria, e riesce a esplorare serenamente il genio di uno dei più grandi artisti della storia italiana.

Il giovane favoloso cast. Elio Germano (Magnifica Presenza, Diaz) è Leopardi. Isabella Ragonese (La sedia della felicità, Un altro mondo) interpreta Paolina, sorella di Giacomo, mentre Massimo Popolizio (La Grande Bellezza, Acciaio) è il conte Monaldo Leopardi. L’amico fraterno del poeta, Antonio Ranieri, è impersonato invece da Michele Riondino (Bella Addormentata, Noi Credevamo).

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon