GRID, recensione videogame per PS4 e Xbox One
Il racing game di Codemasters torna in pista

GRID è il reboot di una delle migliori serie automobilistiche della scorsa generazione, una produzione che univa una cornice tecnica eccellente a un’intelligenza artificiale capace di sostenere una corposa e profonda modalità Carriera. GRID ha ancora oggi il grande pregio di offrire una lunga e soddisfacente progressione per giocatore singolo, con tracciati reali e inventati sparsi in ogni parte del mondo, sostenuti da un motore grafico tirato a lucido, che testimonia ancora una volta la bontà di Codemasters nella realizzazione dei racing game.
La Carriera di GRID è il fulcro centrale dell’esperienza di gioco, con la presenza di sei differenti macro-categorie, attraverso cui si snodano diversi eventi da poter affrontare in (quasi) totale libertà, a patto di possedere crediti sufficienti per comprare i veicoli richiesti. I sei percorsi in singolo da affrontare, sino allo Showdown finale, sono: Touring, Stock, Tuner, GT, gli eventi scelti da Fernando Alonso e gli Invitational, una variegata sfilata di macchine differenti, che ci vengono concesse solo per affrontare i round proposti. Ogni percorso completato è un passo verso la sfida finale: dopo quattro Showdown vinti si accede al GRID World Series, il torneo definitivo della Carriera. La progressione rimane molto libera e lasciata alla volontà del giocatore, che può saltare da una categoria all’altra, senza dover necessariamente completare tutti gli eventi per accedere alle gare finali. I circuiti in cui si dipana la Carriera toccano quasi tutti i Continenti, con 12 località differenti; in tal senso lodevole il lavoro del team di sviluppo, nell’offrire diverse configurazioni alle piste, in particolar modo per quanto riguarda quelle inventate all’interno di città reali. Se quindi i circuiti storici, quali Silverstone, Brands Hatch e Sepang seguono le classiche conformazioni, troviamo diverse varianti per le piste che corrono nelle strade di Shangai, Barcellona, San Francisco, L’Havana. Il numero non particolarmente elevato di location, quindi, viene perfettamente bilanciato da un’efficace varietà nella struttura dei circuiti, che rende sempre piacevole scoprire nuovi scorci e tagli anche nelle fasi avanzate di gioco.Il gameplay di GRID tende decisamente verso l’aspetto arcade dei racing, con una certa leggerezza nel peso delle macchine, non diversissime per feedback tra loro, una distanza di frenata ridotta e l’abuso della derapata, con le auto che tendono a scivolare con estrema facilità sull’asfalto. Il feeling alla guida, anche con gli aiuti al minimo, riflettono un’indole spiccatamente sbilanciata verso l’immediatezza e il divertimento, senza alcuna velleità simulativa. Eppure tutto ciò che circonda il gameplay di GRID si sposta decisamente verso il realismo, a partire da un sistema di danni preciso e curato, con parti della carrozzeria che si deformano, spezzano, ballano, lasciando parti meccaniche in vista e con vetri che vanno in frantumi. Le auto, tutte su licenza, hanno il miglior sistema di danni che si possa apprezzare in un titolo automobilistico, e lo stesso si può dire dell’intelligenza artificiale, combattiva, sporca, decisa a non farsi passare e a provare il sorpasso, anche a costo di buttarci fuori pista (alle difficoltà elevate). Qui fa la sua introduzione un innovativo e interessante sistema Nemesi: dopo alcuni contatti con un avversario, o una decisa sportellata, il giocatore diventa il “nemico” principale, con un trattamento più aggressivo e spregiudicato nei suoi confronti. Nel corso della Carriera potremo anche ingaggiare alcuni compagni di scuderia (uno per gara), dal costo e abilità diverse a seconda della categoria, con compiti basilari, come difendere e attaccare, da impartire durante le corse.
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