Venezia 79, recensione del film Blonde

Cinema / Recensione - 08 September 2022 16:55

Blonde è il film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

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Film Megalopolis - video

Blonde è il film presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. La sceneggiatura – tratta dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates – racconta la vita dell’icona del cinema Marilyn Monroe in forma di fiction, agitandosi tra scene erotiche, abuso di psicofarmaci, figli abortiti.


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La vita di Marilyn Monroe tra realtà e finzione

La prima parte del film diretto da Andrew Dominik si concentra sulla sua infanzia, con una madre malata di mente, e la piccola Norma Jane che vinee condotta in un orfanotrofio. La seconda parte si sviluppa raccontando il successo dell’attrice, che però è modificato da atteggiamenti privati che potrebbero compromettere la sua carriera: la relazione con i due figli di Charlie Chaplin è inventata, e serve alla fine per raccontare la finta corrispondenza con il padre. Si suppone infatti che Marilyn abbia avuto una relazione con il figlio del regista, Charlie Jr, nel 1947, poi finita quando Charlie ha trovato Marilyn nel letto di suo fratello Sydney. Chaplin fa riferimento alla relazione nella sua autobiografia del 1960 e Anthony Summers menziona la relazione nel suo libro Goddess: The Secret Lives of Marilyn Monroe.

Il padre di Marilyn è la figura cardine del film, perché Norma Jane non l’ha mai conosciuto, e solo in tre casi riceve lettere da lui. Il film non è un biopic, ma essendo tratto dal romanzo Blonde della Oates pubblicato ha reinventato la vita di Marilyn: ciò è corretto dal punto di vista narrativo, ma lo è meno quando si affrontano personaggi storici che sono entrati comunque nell’immaginario collettivo.

Probabilmente sono le caratteristiche che interessano di più allo spettatore dello streaming – il film andrà su Netflix - che ambisce a scene scioccanti subitanee e senza approfondimento. Quindi accanto all’aspetto della finzione, emerge quello della storicità degli eventi che si discostano da essi: non è affatto vero che Marilyn Monroe abbia imprecato contro il regista Billy Wilder mentre giravano A qualcuno piace caldo, film che consacrò Marilyn alla storia del cinema: in Blonde questa scena però appare.


I fatti storici e quelli inventati nel film Blonde

Il film quindi è accettabile se considerato dal punto di vista dell’intrattenimento, meno da quello dell’attendibilità dei fatti. Essendo un’opera di finzione, si è voluto inventare alcuni dettagli: ma se s’intende assistere alla storia della star più conosciuta al mondo, la cui vita era documentata sui giornali, in Blonde non si troverà questo.

Su tutto emerge l’interpretazione di Ana de Armas, che regge due ore e mezzo di film in maniera egregia, passando dal tono drammatico a quello incantato, com’era il carattere di Marilyn. È certamente la psiche della protagonista a essere uno dei focus del film: da quando lei ascolta il bambino che porta in grembo, alle sue scelte impulsive, come recitare in una pièce teatrale del suo futuro marito Arthur Miller (Adrien Brody). Ciò è espresso con materiali pop, come immagini di feti, o di spermatozoi. Un tocco modernista che se ai più puristi può far storcere il naso, piacerà di certo agli utenti dello streaming.

Blonde propone così vicende storicamente non ancora emerse e opinabili, discostandosi dall'immagine collettivo. E solo in quell’ottica, è accettabile.


© Riproduzione riservata


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