Recensione film Lincoln, il tredicesimo emendamento visto da Steven Spielberg
Cinema / Recensione - 24 January 2013 07:00
"Che noi qui solennemente si prometta che questi morti non siano morti invano che questa Nazione, guidata da Dio, rinasca nella libertà, e che un governo del popolo, dal popolo, per il pop
Lincoln è il film con il quale Steven Spielberg ricostruisce un controverso periodo storico nel quale alcuni uomini hanno lottato per la conquista della libertà e per l'affermazione della pace, guardando con preoccupazione verso il futuro. Una lotta invisibile e colma di azioni a volte al limite della regolarità ma sempre rivolte alla ricerca di ciò che pareva giusto.
Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis) è un uomo stanco e, inconsapevolmente, agli ultimi mesi di presidenza. Tormentato dalla ricerca della pace, vede nell'approvazione del tredicesimo emendamento e nell'abolizione della schiavitù l'unico elemento che possa far cessare la guerra di secessione. Con ostinata determinazione e con l'aiuto del congresso riuscirà a far approvare quella che venne definita una delle più importante conquiste della storia.
"E' notte, la nave è mossa da un'energia spaventosa, a grandissima velocità. Benché sia impercettibile al buio, ho il presentimento che diriga verso una costa. Nessun altro sembra essere a bordo e sono abbastanza consapevole della mia solitudine." Lincoln faceva spesso sogni dei quali ricercava il significato, quasi fossero presagio delle sue decisioni che alimentavano i suoi dubbi relativi alle scelte da compiere, un futuro che per un uomo di legge doveva essere guidato dal diritto e dalla pace del popolo e tra i popoli. Ispirato dal libro dello storico Doris Kearns Goodwin dal titolo Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln del 2005, il film di Spielberg è un affresco storico che descrive con lucida passione la ricostruzione dei fatti che hanno portato all'approvazione del tredicesimo emendamento alla Costituzione Americana, compiendo il passo più importante per l'abolizione della schiavitù.
Sebbene lo stesso Lincoln avesse dubbi sul futuro di quella scelta e fosse preoccupato dalle conseguenze alle quale avrebbe potuto portare, combattuto dalle differenze tra equità ed uguaglianza, egli fu mosso da una grande determinazione per permettere all'America di cominciare quel lento percorso di ricostruzione ormai ai suoi occhi inevitabile e necessario. Lincoln doveva essere il padre di quella ricostruzione, il fondatore del nuovo spirito della Nazione ma fu solo l'esempio da seguire. "Sono le 7 e 22 del mattino di sabato 15 aprile 1865. È finita. Il presidente non c'è più, ora appartiene alla storia." A colui che venne definito uno degli uomini che cominciò il processo di liberazione degli schiavi non è stato permesso di partecipare alla ricostruzione del proprio Paese, facendo così permanere uno storico interrogativo.
Oltre al significato storico che pervade questo film e alla rappresentazione della vita privata ed pubblica del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, Spielberg fa emergere gli intrecci politici e la lotta tra classi individuando personaggi che hanno caratterizzato quel periodo. Tra i personaggi che meritano forse maggiore attenzione c'è sicuramente Thaddeus Stevens, interpretato magistralmente da Tommy Lee Jones, membro del Congresso e oratore sarcastico, fu tra i maggiori esponenti che hanno perorato la causa dell'uguaglianza.
Spielberg ha realizzato un film intenso e di grande spessore storico, dalla trama analitica e dalla narrazioni sostenuta e significativa. La regia è fluida, a volte limitata dalla visione degli eventi storici ma permette allo spettatore di comprendere le problematiche sottese alla vicenda, sorretta da un cast prestigioso che ha saputo esprimere performance di grande impatto e dare profondità ai personaggi interpretati. Tra gli altri interpreti, già citati, devono essere considerati gli attori Sally Field nelle vesti dell'inconsolabile Mary Todd Lincoln e l'attore Joseph Gordon-Levitt nei panni dell'insofferente Robert Lincoln.
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