Recensione Outrage Beyond, Takeshi Kitano ed il compromesso tra gestione del conflitto e la vendetta
Takeshi Kitano porta alla 69° Mostra del Cinema di Venezia il conflitto interno alla Yakuza e la lotta per la conquista del territorio.

Outrage Beyond svela il conflitto generazionale ed interno alla Yakuza, la sua ramificazione e le dinamiche nonché i patti che legano i suoi capi.
Othomo (Takeshi Kitano) ormai creduto morto in prigione, viene liberato grazie alla macchinazione che pone in essere un ambizioso ed astuto investigatore. Una volta fuori dal carcere vorrebbe vivere la sua vita lontano dall'organizzazione. Creduto l'autore di un assassinio che ha sconvolto i capi della Yakuza, vine ricercato per essere eliminato. Non gli resterà che tentare di compiere la vendetta alla quale stava per rinunciare.
Questo film segue il prequel del 2010 dal titolo Outrage nel quale Othomo è vittima di una macchinazione. Othomo era uno dei capi della famiglia Ikemoto che viene tradito ed accusato indegnamente di un delitto che non ha commesso. Al fine di sfuggire al destino toccato ai suoi suoi uomini e porre fine alla scia di sangue si consegnò alla polizia.
Outrage Beyond fa emergere la contrapposizione tra i metodi subdoli e sleali di un tutore dell'ordine, contro un codice che sebbene posto al fuori dalla legalità segue una propria regola d'onore. L'organizzazione manageriale della mafia giapponese viene rappresentata come una stratificazione a più livelli con ruoli e funzioni che sono necessari al fine di assicurare il controllo o la conquista del territorio. I capi sono tenuti a rispettare vincoli d'onore ai quali non possono derogare. I giuramenti sono considerate leggi e la fiducia deve essere conquistata attraverso prove eccessivamente dure. Emblematica in tal senso è la scena in cui viene conquistata la fiducia di alcuni capi clan attraverso l'asportazione di una falange utilizzando i propri denti. Il tradimento e la vendetta sono comunque i temi portanti di questo lungometraggio che s'inseriscono nella trama come elemento di rottura dal rispetto delle regole poste dalla stessa organizzazione mafiosa.
In questo film il regista e scrittore Takeshi Kitano pone a confronto la gestione del conflitto contro la prevaricazione della violenza espressa attraverso un considerevole uso di piombo. Se da una parte i capi delle famiglie devono osservare compromessi, non sempre condivisi, per assicurare la convivenza e la sopravvivenza delle famiglie, dall'altra la conquista del potere e la sua scalata impone inevitabilmente l'esercizio della forza.
Takeshi Kitano porta sullo schermo un personaggio impenetrabile che interagisce con la trama attraverso una maschera inalterabile. Un film dalla narrazione scorrevole e dettagliata mai banale ed a tratti ironica che diverte e coinvolge lo spettatore. Questo lungometraggio nipponico amalgama personaggi appartenenti a differenti estrazioni sociali che sebbene non approfonditi negli aspetti caratteriali, vengono inseriti magistralmente in una trama ben congegnata e scorrevole.
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