Recensione Acciaio, “la fabbrica è sempre lì”
Cinema / News - 04 September 2012 07:10
Il film di Stefano Mordini sbarca al Lido portando una storia intensa su lavoro, famiglia e adolescenza con Michele Riondino e Vittoria Puccini tra i protagonisti.
Nel film presentato fuori Concorso alla 69° Mostra del Cinema di Venezia, nell'ambito delle giornate degli autori, Stefano Mordini racconta le vicende tratte dall'omonimo libro di Silvia Avallone, Acciaio.
La pellicola vede come interpreti principali Anna e Francesca (rispettivamente Matilde Giannini e Anna Bellezza, entrambe al loro esordio), due vicine di casa legate da un rapporto esclusivo e adolescenzialmente ossessivo, frutto delle poche opportunità sociali che le circondano.
Entrambe vivono in dei contesti familiari problematici, anche se Anna ha comunque la fortuna di avere accanto a sé la figura del fratello operaio Alessio (Michele Riondino), un personaggio forte e deciso che sopperisce alla mancanza della figura paterna ma che in parallelo vive la difficile relazione con Elena (Vittoria Puccini), tornata a lavorare come dirigente nella stessa fabbrica di Alessio.
Le inquietudini generate dal rapporto esclusivo tra Anna e Francesca e i primi legami sentimentali e sessuali con coetanei e non, iniziano però ad incrinare l'esclusività del rapporto fra le due amiche, generando un allontanamento e una sofferenza reciproca.
Sullo sfondo la fabbrica incombe costantemente e fa da scenario immobile a tensioni, gioie e sentimenti, speranze e delusioni: come dice Alessio in una scena del film “può cambiare il padrone, ma la fabbrica è sempre lì”.
L'ombra lunga della fabbrica pervade infatti le sensazioni, le emozioni e i destini dei protagonisti, accompagnando e condizionando la loro maturazione e le loro scelte.
Il film di Mordini è intenso e a tratti commovente, come nella scena in cui Alessio in macchina con la madre e Anna insegna alla sorella a guidare, e riesce a trasmettere con efficacia sia le inquietudini adolescenziali di Anna e Francesca che la vita adulta scandita dai ritmi, dai turni e dalle scarse prospettive di una vita vissuta all'ombra di una grande fabbrica in crisi.
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