Virunga: recensione documentario in corsa per il Premio Oscar 2015

Cinema / Documentari / News - 15 February 2015 08:00

Virunga, di Orlando von Einsiedel, è uno dei candidati per la vittoria come miglior documentario agli Academy Award, i Premi Oscar 2015. Il film è solo apparentemente incentrato sul diff

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Virunga è il documentario candidato al Premio Oscar 2015. Scritto e diretto Orlando von Einsiedel - “We Ride: The Story of Snowboarding” (2013); “The Cure: Doctors on Everest - Investigating Intensive Care” (2013) – il film è incentrato sui molteplici interessi, da quelli più strettamente personali ad altri di ordine internazionale, che confluiscono sul parco parco nazionale di Virunga, patrimonio dell'umanità secondo l'UNESCO, ubicato nella Repubblica Democratica del Congo, dove una squadra di rangers cerca di salvare dall'estinzione gli ultimi Gorilla di Montagna

Virunga Documentario Trama Il Congo, o più correttamente, la Repubblica democratica del Congo è una terra ricca di risorse naturali, principalmente di bacini minerari. Allo stesso tempo, e probabilmente proprio per questo motivo - o almeno questa sembra essere la tesi sostenuta dal regista Orlando von Einsiedel - il Congo è una nazione devastata da anni di guerre civili, brevemente intervallate da periodi di pace e stabilità politica. E' in questo contesto caotico che un gruppo di rangers, protagonisti del film, svolgono il proprio lavoro che dovrebbe consistere, tecnicamente, nella mera salvaguardia delle numerose specie animali che popolano il Parco Nazionale di Virunga, su tutte quella dei Gorilla di Montagna, specie che sembrerebbe altrimenti destinata all'estinzione. Orlando von Einsiedel, almeno nelle all'inizio, si era recato in Congo per documentare i progressi che le autorità locali avevano avuto nello sviluppo del parco e nell'incremento del turismo, risorsa preziosissima per un paese tanto bello quanto pericoloso. Tuttavia, la scoperta di un giacimento di petrolio nel sottosuolo,, cambia drasticamente la già precaria situazione dei rangers che, oltre al bracconaggio, piaga costante, dovranno fronteggiare anche lo strapotere economico della compagnia inglese Soco International, concessonaria per l'estrazione dell'oro nero nella regione, e l'M23, un movimento militare di ribelli

Virunga Regia Il film alterna interviste e riprese di copertura che conferiscono fluidità e consequenzialità cronologica all'intera pellicola. Quando poi iniziano ad emergere interessi di ordine economico e internazionale, il regista Orlando von Einsiedel fa ampio uso anche di immagini registrate con una spy-cam dalla giornalista francese Mélanie Gouby, a sua volta intenta a documentari gli accordi non proprio legali tra la Soco International, i ribelli e altri funzionari del posto, alternandole con riprese di copertura che, oltre a dare lustro visivo alle scene, attraverso il montaggio creano un ritmo filmico fatto di controcampi e dettagli, paragonabile a molte ottime produzione di finzioni. A questo proposito anche la colonna sonora, pregevole e puntuale nell'evidenziare il tono emotivo delle scene - anche se forse, a volte, un po' troppo invadente – gioca un ruolo decisivo. Va tuttavia sottolineato che il documentario raggiunge il climax – e non potrebbe essere altrimenti – nelle scene girate durante l'attacco dei ribelli dell'M23 nella cittadina subito a ridosso del parco di Virunga, scene di vera e propria guerriglia urbana – se non proprio di guerra civile – quando anche gli stessi rangers si trovano costretti ad armarsi per difendersi, e alla fine si trovano costretti a combattere, circondati, insieme ai cameramen del documentario, da colpi di fucili e esplosioni. Bellissimo e commovente è il montaggio degli attimi immediatamente successivi allo scoppio delle ostilità, quando alle immagini dettagliate dei volti tesi dei rangers, e alle narrazioni delle incerte strategie difensive da adottare o ai vari piani di sfollamento e fuga, accompagnati dal silenzio della colonna sonora, improvvisamente, con lo scoppio della prima bomba a ridosso del parco, seguono riprese frastagliate, mosse e sgrammaticate: la quiete prima della tempesta, seguita dal panico della bufera di pallottole e artiglieria pesante

Virunga Recensione E' veramente difficile dare un giudizio complessivo sull'intero film perché, principalmente, “Virunga” il documentario girato da Orlando von Einsiedel e dalla sua troupe, oltre ad essere un film con un ottima storia e fotografia, e montato in maniera veramente accattivante, racconta una storia vera fatta di intrighi politici e economici che realmente danno il senso del perché uno stato ricco di risorse naturali come il Congo continui ad essere una delle nazioni più povere ed instabili del mondo. Ma anche perchè, sopratutto nelle scene più cruente – in cui tra l'altro il regista ha scelto di non essere mai troppo esplicito, senza mostrare palesemente particolari orribili e spaventosi di morti e feriti, immagini che tuttavia appare probabile possano riempire il footage del film – la pellicola rammenta allo spettatore quella che è la fondamentale distinzione tra un film di finzione e un documentario. Il regista e la troupe erano li e filmavano quanto accadeva, mettendo le loro stesse vite in pericolo, e non si limitavano semplicemente a ricreare delle scene in un qualche teatro di posa, come invece accade per i film di finzione. Dare un giudizio meramente tecnico a “Virunga”, giudizio che sarebbe tuttavia altamente positivo, o puramente morale, politico, senza considerare la reale compresenza dei protagonisti e della troupe nelle scene filmate, sarebbe come considerare troppo mosse, sfocate o, a volte, veramente irriconoscibili – valutazioni tecnicamente più che condivisibili - le foto scattate da Robert Capa durante lo sbarco in Normandia, senza considerare che lui, Robert Capa, era veramente li, in Normandia, insieme ad un'intero esercito, in uno dei monenti storicamente più importanti del '900

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