Venezia 73, recensione Austerlitz: lento scorrere verso la memoria storica
Cinema / News - 09 September 2016 09:56
Alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia viene presentato Austerlitz film documentario di Sergei Loznitsa
Austerlitz è un film senza una trama e con una sceneggiatura minimale che raccoglie un’esperienza comune e condivisa relativa ad un luogo della memoria, mostrando la reazione dei visitatori di un campo di concentramento nazista.
Sergei Loznitsa riprende il lento ed inesorabile scorrere di persone in visita al campo di concentramento accompagnati da una guida. Dall’ingresso con il cancello comprensivo della scritta “Arbeit macht frei”, alle strutture di detenzione, per proseguire con i luoghi e gli strumenti dell’olocausto, fino al deflusso finale.
Interamente in bianco e nero Austerlitz è ispirato dal romanzo omonimo di W.G. Sebald. Sebbene Loznitsa si discosti dalla trama del libro, tenta di riprenderne concettualmente la reazione delle persone difronte alla malvagità espressa dall’uomo, non di un solo protagonista principale ma l’effetto che questi luoghi suscitano nel contesto di u’esperienza collettiva. L’ossequioso silenzio da una parte, l’esigenza di un selfie per alcuni, il brusio rispettoso delle pause.
Il regista ha lasciato alle guide dei vari gruppi di visitatori la possibilità di esprimersi con parole per sottolineare i momenti chiave della visita e la particolarità dei luoghi, riprendendo solo ciò che avveniva, in modo flemmatico, lento, quasi a voler infondere nelle sequenze la stessa gravosità attribuita dalla testimonianza storica. Quella che dalle prime sequenze sembra monotonia si trasforma a poco a poco in interesse. La telecamera ferma suoi luoghi riprendere il passaggio dei visitatori quasi a volere affermare che la storia non può essere dimenticata ma soprattutto non dovrebbe essere sottovalutata o trattata con distrazione.
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