Resident Evil VII, recensione videogame per PS4 e Xbox One: benvenuti in Famiglia
Games / News - 27 January 2017 14:00
Resident Evil VII torna con una nuova visuale in soggettiva e una forte componente horror. Tante introduzioni e richiami al passato, nella villa della famiglia Baker interamente giocabile in realt&agr
Resident Evil VII è il videogioco horror sviluppato da Capcom e pubblicato in territorio italiano da Halifax, il settimo capitolo del titolo considerato da molti come il primo vero gioco horror della storia o, quantomeno, conosciuto dal grande pubblico. L’esordio della serie, avvenuto nel 1996, aveva da subito configurato il brand come sinonimo di gioco a tema zombie, con un’atmosfera e un’enorme magione da brividi. Il seguito replicò il successo dell’originale, con un’ambientazione e una storia nella centrale di polizia di Raccoon City, creando il mito definitivo della Umbrella Corporation, la società che aveva generato l’epidemia di non-morti per mezzo di sinistri esperimenti. La saga si è poi evoluta con il terzo capitolo Nemesis e una completa virata sull’action con l’eccellente quarto episodio, che ha però aperto la strada ad un indirizzo sbagliato e infruttuoso della serie, con altri due videogiochi fortemente d’azione e basati più sulla componente da sparatutto, mai riuscita, che su quella classica dell’orrore. Resident Evil VII rappresenta invece una completa rivoluzione della saga, con una cambio di prospettiva sia in termini concettuali che pratici, e un ritorno alle atmosfere opprimenti del capostipite. Il risultato è quello di un prodotto riuscito sotto ogni aspetto, un vero e proprio capolavoro del genere dei survival horror, che mette in scena una fotografia e un’atmosfera davvero impeccabili.
La trama di Resident Evil VII inizia con un’email da parte di nostra moglie Mia, scomparsa tre anni prima, al marito Ethan, il protagonista del gioco. L’inaspettata notizia si accompagna però al monito della donna, che sconsiglia di avvicinarsi alla casa dove è tenuta prigioniera e di rimanerne quanto più lontano possibile. Il prologo del titolo vede Ethan recarsi a Dulvey, in Louisiana, alla ricerca della villa, ormai abbandonata da anni, dove animali in decomposizione e vegetazione hanno ormai preso il sopravvento. La ricerca di un ingresso ci introduce in un mondo fatto di strane apparizioni e rapimenti, con i giornali che ci informano di decine di persone scomparse e una troupè televisiva alla ricerca di fantasmi, di cui non si ha più notizia. La villa dei Baker, i proprietari, rappresenta così la nuova visione dell’antica magione di Resident Evil, uno stretto intricarsi di stanze e corridoi dalle tinte horror e claustrofobiche, un inquietante benvenuto nella nuova famiglia.
Il gameplay di Resident Evil VII è una totale rivoluzione rispetto al passato, con il passaggio dalla classica terza persona ad una visuale in soggettiva. Se gli ultimi capitoli della serie avevano subito una decisa virata verso la componente action e lasciato ben poco all’atmosfera, il nuovo episodio regala decine di situazioni vecchio stile, con un clima di tensione ed ansia costante, grazie anche alla nuova prospettiva di gioco. Il ritmo è stato bilanciato tra esplorazione degli ambienti, risoluzione di enigmi e scontri, in una formula che inaugura un nuovo modo di concepire il brand nipponico, tra richiami ai primi capitoli e un indirizzo futuro mutuato da titoli come Outlast e Amnesia. Il risultato è quello di un prodotto interessante e finalmente innovativo per Resident Evil, che cambia meccaniche e lo fa ritrovando un’atmosfera e ambientazioni davvero horror e cariche di tensione, un’esperienza che assume nuovi connotati con l’integrazione al visore della realtà virtuale PlayStation VR. L’intera esperienza, oltre che nel modo canonico, è infatti fruibile anche attraverso il caschetto Sony, per un’immersività davvero senza precedenti.
La grafica di Resident Evil VII punta al realismo, con ambienti di gioco fotorealistici e un modo di muoversi che cerca di replicare quanto più vicino possibile le dinamiche reali, tra fughe e scontri denotati da un’ottima fisicità. Gli scenari rimandano la sporcizia e il degrado dell’abbandono, grazie a particolari filtri e soluzioni tecniche, insieme ad un sapiente uso dell’illuminazione, che crea zone d’ombra e inquietanti giochi di luce dinamici. L’intento di suscitare tensione e paura riesce perfettamente grazie alla nuova visuale in prima persona, che ci immerge completamente nell’esperienza, insieme ad un comparto sonoro capace di spaventare e suggestionare tanto quanto la controparte visiva.
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