Pirandello, Pensaci, Giacomino!: l'umorismo pirandelliano del Professor Toti, prossimo alla pensione

Comics / News - 13 February 2014 14:39

Classici - "Pensaci, Giacomino!" di Luigi Pirandello: il settantenne Professor Toti sposa la giovane Lillina incinta di un altro. Il suo è un atto caritatevole che rischia di fallire

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Serie tv Heels - video

Pensaci, Giacomino! marca un significativo passaggio tra il Pirandello narratore e il Pirandello drammaturgo. La novella omonima appare il 23 febbraio 1910 nel Corriere della Sera. Sei anni dopo, Pirandello ne scrive la versione teatrale, in dialetto siciliano, che viene rappresentata al Teatro Nazionale di Roma dalla compagnia di Angelo Musco. Nel luglio dello stesso anno, Pirandello confida al figlio Stefano: “La commedia Pensaci, Giacomino! Ha avuto una serie di repliche con esito felicissimo e correrà certo la Penisola trionfalmente. Musco è entusiasta della parte... Ho preso l'impegno di scrivergli un'altra commedia per il prossimo ottobre, e spero di mantenerlo, benché il teatro, come tu sai, mi tenti poco”.
Infatti, Pirandello giunge a teatro relativamente tardi, nonostante la sua opera vi confluisca con naturalezza.
Pensaci, Giacomino! viene tradotta e rappresentata nei maggiori palcoscenici oltre i confini. Nel 1936 esce la trasposizione cinematografica per la regia Gennaro Righelli con protagonisti Musco, Elio Steiner e Dira Paola.

Alexis de Tocqueville, L'Antico Regime e la Rivoluzione: cause e paradossi

Testo - Ambientato in una cittaduzza di provincia, oggi. Agostino Toti è il professore di Storia Naturale al ginnasio a cui il direttore, Cavalier Diana, chiede se, dopo trentaquattro anni di servizio, non sia il caso di ritirarsi dall'insegnamento. Il professore non ne vuole sapere: “Ritirarmi? Lei scherza! Ah, dopo più d'un terzo di secolo che porto la croce, il Governo mi paga per altri cinque o sei anni - e voglio mettere sette, e voglio mettere otto - quattro di soldi di pensione e poi basta?". Grazie allo stipendio da fame non ha neppure potuto avere una famiglia.
Il Professor Toti pare "un po' strambo", ma è un buon uomo. Accetta di sposare Lillina, la figlia dei bidelli della scuola, per darle uno stato: per lei sarà un secondo padre. Tra qualche anno, dopo la sua morte, invece, il Governo sarà costretto a pagare la pensione anche a lei. Tuttavia, le cose prendono una piega inaspettata quando Lillina gli rivela di essere incinta. E così sia. Il Professor Toti sarà padre e nonno. E il governo pagherà per tre. E Giacomino? L'ex alunno del professore, senza arte né parte? Il Professor Toti si gratta la testa: “Troppi, troppi a cui dovrebbe pensare il Governo! Lui, uno; la moglie, due; Giacomino, tre; il bambino, quattro... Eh, troppi! Troppi!”
Invece, non c'è scelta per la svergognata Lillina, il matrimonio si farà.
Nel frattempo, il professor Toti riceve, inaspettatamente, una felice eredità con cui può sistemare professionalmente Giacomino. Tutto sarebbe perfetto. Ma la gente grida allo scandalo. E sono tre giorni ormai che Giacomino ha smesso di fare visita a Lillina e al piccolo Ninì. Perché?
Lillina sta male. Padre Landolina, intanto, fa visita al professore. L'arcano è presto rivelato: per seppellire le malignità sul suo conto, Giacomino si è ufficialmente fidanzato. Ma come, giunti alla fine, si abbandona il progetto?
Il candore del Professor Toti, mosso dal sentimento paterno per i due giovani genitori, è infangato dalle chiacchiere: nonostante l'esilarante vitalità del professore, nell'anormalità del personaggio “non può che essere amaramente comica la condizione d'un uomo che si trova ad essere sempre quasi fuori di chiave” - scrive Pirandello nel saggio L'Umorismo nel 1908 - “ad essere un tempo violino e contrabbasso; d'un uomo a cui un pensiero non può nascere, che subito non gliene nasca un altro opposto, contrario; a cui per una ragione ch'egli abbia a dir sì, subito un'altra e due e tre non ne sorgano che lo costringono a dire no; e tra il sì e il no lo tangan sospeso, perplesso, per tutta la vita; d'un uomo che non può abbandonarsi a un sentimento, senza avvertir subito qualcosa dentro che gli fa una smorfia e lo turba e lo sconcerta e lo indispettisce”.

Guareschi, Mondo Piccolo - Gente così: indimenticabile Don Camillo e Peppone

Uno, nessuno e centomila - In Pensaci, Giacomino! ritroviamo le macrotematiche dell'opera pirandelliana. Dal saggio L'Umorismo - in cui Pirandello distingue il comico, l'avvertimento del contrario, dall'umorismo, il sentimento del contrario: l'umorismo nasce dalla riflessione che s'intromette in una situazione comica generando comprensione per la fragilità umana - al romanzo Il Fu Mattia Pascal che mette in scena il relativismo psicologico culminante nella sentenza di incomunicabilità in Uno nessuno e centomila (1926). La vita, ci ricorda Pirandello, è un flusso continuo: “Le forme, in cui cerchiamo d'arrestare, di fissare in noi questo flusso continuo, sono i concetti, sono gli ideali a cui vorremmo serbarci coerenti, tutte le finzioni che ci creiamo, le condizioni, lo stato in cui tendiamo a stabilirci”.
Forme menzognere destinate a crollare miseramente.

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon