Libro Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana: un garbuglio di modernità

Comics / News - 11 March 2014 14:40

Classici - "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana": il successo del romanzo autorizza la realizzazione liberamente tratta del noir "Un maledetto imbroglio" (1959) diretto e int

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Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda - Pubblicato nel 1957, tema di spicco del romanzo di Gadda è quello del “garbuglio” che si presta in particolar modo all'indagine poliziesca. Fin dalle prime pagine di “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” incontriamo il commissario Ingravallo, alter ego dello scrittore milanese, assorto in una riflessione di natura burocratica e giuridica che atterra sulla ragione filosofica: “Sosteneva, fra l'altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l'effetto che dir si voglia d'un unico motivo, d'una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo, o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico «le causali, la causale» gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia. L'opinione che bisognasse «riformare in noi il senso della categoria di causa» quale avevano dai filosofi, da Aristotele o da Emmanuele Kant, e sostituire alla causa le cause era in lui un'opinione centrale e persistente: una fissazione, quasi: che gli evaporava dalle labbra carnose, ma piuttosto bianche, dove un mozzicone di sigaretta spenta pareva, pencolando da un angolo, accompagnare la sonnolenza dello sguardo e il quasi-ghigno, tra amaro e scettico, a cui per «vecchia» abitudine soleva atteggiare la metà inferiore della faccia, sotto quel sonno della fronte e delle palpebre e quel nero píceo della parrucca. Così, proprio così, avveniva dei «suoi» delitti. «Quanno me chiammeno!... Già. Si me chiammeno a me... può sta ssicure ch'è nu guaio: quacche gliuommero... de sberretà... ' diceva, contaminando napolitano, molisano, e italiano. La causale apparente, la causale principe, era sì, una. Ma il fattaccio era l'effetto di tutta una rosa di causali che gli erano soffiate addosso a molinello (come i sedici venti della rosa dei venti quando s'avviluppano a tromba in una depressione ciclonica) e avevano finito per strizzare nel vortice del delitto la debilitata «ragione del mondo». Come si storce il collo a un pollo”.

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Trama - “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” è ambientato a Roma negli anni del fascismo. Il commissario di polizia Ciccio Ingravallo sta indagando su un furto di gioielli in un appartamento di Via Merulana al civico 219, nei pressi del Colosseo. Vittima del furto è la vedova Menegazzi, contessa di origini venete. Nello stesso palazzo vivono anche i suoi amici, i Balducci. Presto il commissario è costretto a occuparsi del delitto di Liliana Balducci. Anche in questo caso, sono sottratti valori dall'abitazione. Ingravallo ipotizza che il furto della Menegazzi e l'omicidio di Liliana siano collegati. Tra i sospettati ci sono il nipote di Liliana, Valdarena, che scopre il cadavere, ma viene scagionato. L'attenzione si sposta sulle ex domestiche della donna, accolte come figlie e bruscamente licenziate. Lungo gli ambienti della ricca borghesia romana e quelli del sottoproletariato, patenti di nobiltà, buone maniere e vizietti taciuti, l'indagine si focalizza per gradi su vari personaggi come Zamira, ex prostituta, circondata da giovani da avviare alla carriera: una delle ragazze porta al dito un anello che è parte della refurtiva relativa alla contessa. La ragazza protesta che il gioiello le è stato prestato da una cugina. Il giallo sembra trovare una soluzione con Assuntina, una delle domestica di casa Balducci, fermata e interrogata: la presunta colpevole, tuttavia, si proclama innocente.

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Il delitto, la vita e la realtà: un groviglio di concause da districare - Esiste un caos positivo, essenza di ogni forma di vita, e un caotico negativo: il figlio dell'inadempienza sociale dell'uomo o il prodotto della morte, intesa come destrutturazione di un organismo. Anche il cadavere di Liliana è descritto con un sinonimo dell'imbroglio, con la ferita che “palesava come delle filacce rosse, all'interno, tra quella spumiccia nera der sangue, già raggrumato, a momenti: un pasticcio! Con delle bollicine rimaste a mezzo”.
Il delitto è la manifestazione patologica di un disordine sociale. Contro i falsi ideali Gadda combina la mescolanza di linguaggi – dal dialetto all'aulico – all'uso di registri diversi – dal sublime al grottesco. L'espediente narrativo dell'enumerazione oggettiva, per esempio l'elenco dei gioielli ritrovati, rivela un aspetto di deformazione grottesca: un pastiche di portata più vasta.

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