La mostra su Marilyn Monroe: oggetti che ricreano un'epoca
Cinema / Festival / News - 01 June 2017 08:00
"Marilyn imperdibile: Donna, Mito, Manager" è la mostra che si tiene a Roma fino al 31 luglio.
La mostra su Marilyn Monroe che si tiene a Roma al Palazzo degli Esami a Roma ricrea non solo la figura di una delle star più raccontate negli anni, ma sopratutto i modi di vivere di un’epoca.
“Marilyn imperdibile: Donna, Mito, Manager” in trecento oggetti propone gli usi e gli oggetti di lavoro di un’attrice che - cresciuta in orfanotrofio - seppe divenire anche manager, fondando a 28 anni una casa di produzione con sede a New York, la Marilyn Monroe Production. La società era gestita assieme al fotografo Milton H. Greene, e con essa furono prodotti “Il principe e la ballerina” (“The Prince and the Showgirl”, 1957) e “Fermata d’autobus" (“Bus Stop”, 1958) di Joshua Logan.
La mostra è stata realizzata grazie all’apporto di Ted Stampfer - e a Da Vinci Grandi Eventi - collezionista d’arte tedesco che dall’età di dodici anni raccoglie oggetti dell’attrice scomparsa nel 1962. Stampfer possiede la più grande collezione privata al mondo di questo genere: dai primi anni Novanta si è concentrato sulla dimensione privata della Monroe, sul mito e sul soggiorno a New York.
Vediamo così la tazzina in cui mangiava da piccola, i maglioni di mohair color crema, uno dei quali usato nel 1950 nel film “Una notte sui tetti”.
Non mancano oggetti usati per l’aspetto estetico: le creme di Ernő László, dermatologo ungherese scomparso nel 1970. Le matite per gli occhi di Elizabeth Arden, imprenditrice canadese che ottenne anche la Legione d’Onore. I bigodini usati per dormire, la sciarpa di chiffon nero usata per anni.
Questo è l’aspetto più quotidiano che rivela anche il costume di un’epoca, in cui era facile sperare nel futuro. Per l’aspetto professionale sono proposte tutti le sceneggiature su cui studiò i ruoli dei film. Ad osservare il copione di “A qualcuno piace caldo” (“Some Like It Hot”, 1959) di Billy Wilder, con le annotazioni dell’attrice, si riflette su come l’attrice fosse inconsapevole che quel film di cui era protagonista sarebbe stato considerato la migliore commedia della storia del cinema.
C’è un ventilatore: è quello del film “Quando la moglie è in vacanza” (“The Seven Year Itch”, 1955), in cui Marilyn Monroe accaldata si posiziona davanti all’oggetto, suscitando lo scalpore di Richard Sherman (Tom Ewell), fedele dirigente editoriale di mezza età che si ritrova in casa una vicina esuberante. Di questo film è presente anche l'abito disegno da William Travilla: quando Marilyn passa sopra una grata, il vestito si solleva a causa dell’aria sposata dalla metropolitana.
Marilyn fu anche una delle prime attrici che da sola gestiva i contratti con importanti case di produzione. C’è il primo contratto firmato con al 20th Century Fox per “Gli uomini preferisco le bionde“ (“Gentlemen Prefer Blondes”, 1953), che mostra come fosse emancipata, prevedendo anche delle clausole. Il suo agente era Norman Brokaw, che lavorò alla William Morris Agency e che rappresentava anche Donna Summer, Bill Cosby, Mark Spitz, Warren Beatty e Clint Eastwood.
Nel 1955 la Monroe e la Fox raggiunsero un accordo su un contratto di sette anni, durante i quali realizzare quattro vari film. Lo studio avrebbe pagato 100.000 dollari per ogni film alla Marilyn Monroe Production, con il diritto di scegliere i progetti e registi e cineasti.
La mostra manca di aspetti inerenti la vita di Los Angeles, così come veloce è la sua presenza con il drammaturgo Arthur Miller, che sposò nel 1956 e che vinse il Premio Pulitzer per la pièce “ Morte di un commesso viaggiatore” (1949). Uno degli oggetti conservato sono campioni di tessuto fatti venire dall'Italia per far rivestire delle seggiole.
Le sue doti di attrice sono poi rappresentate dai numerosi premi, vinti nonostante la giovane età: a 31 anni vinse il David di Donatello e il César per il film “Il principe e la ballerina”, a 33 il Golden Globe come migliore attrice per “A qualcuno piace caldo”.
E la sua fama era ormai al culmine, tanto che alla mostra è esposto un piatto e una tazza usata al Cafè de Paris, dove la 20th Century Fox organizzò un banchetto in onore di Nikita Kruscev, primo segretario del Partito Comunista, durante la sua visita agli studi. Il cameriere rubò la tazza e la conservò per decenni.
Infine la stella della Walk of Fame, posata l’8 febbraio del 1960, due anni prima della sua morte.
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