Festival di Venezia 2017, 'Ammore e malavita': recensione del film

Cinema / Festival / News - 06 September 2017 20:00

Il film "Ammore e malavita" è in concorso alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, in programma al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2017.

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Film Brian and Charles - video

Abbiamo guardato il nuovo film diretto dai Manetti Bros. e intitolato "Ammore e malavita", in concorso alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Uno spassoso racconto finzionale mescolato con i ritmi del musical restituisce un film costantemente divertente e coinvolgente. L'essenzialità della trama si rivela fin dai primi minuti, nei quali è rappresentato il momento cruciale della storia e la narrazione torna indietro di cinque giorni illustrando il percorso dei diversi personaggi fino a quella determinata circostanza. 

Don Vincenzo detto "’o re d’o pesce" (Carlo Buccirosso) resta ferito in un agguato ed è salvato dalle "tigri" Ciro (Giampaolo Morelli) e Rosario, da anni al suo servizio. Il criminale è sposato con Maria (Claudia Gerini), una donna fiduciosa di se stessa e profondamente innamorata del marito.

Il triste evento che ha coinvolto Vincenzo fa sorgere in Maria un'idea, far credere a tutti che "’o re d’o pesce" è morto per poi fuggire verso una vita libera e senza più bisogno di nascondersi. La coppia architetta un finto funerale, soltanto poche persone conoscono le loro intenzioni ma mentre Vincenzo si trova in ospedale per curare la ferita viene visto dall'infermiera Fatima (Serena Rossi). Quest'ultima intuisce la falsità della situazione pertanto Vincenzo ordina alle due "Tigri" Ciro e Rosario di ucciderla. 

Per Ciro sembra una nuova tappa della sua attività da sicario tuttavia resta sorpreso da ciò che il destino ha in serbo per lui. Fatima è la ragazza di cui si è innamorato in giovane età e non appena i due si incontrano nei corridoi dell'ospedale i sentimenti si assiste al ritorno dei sentimenti e all'inizio della tradizionale lotta per il trionfo dell'amore. 

Realizzato in dialetto napoletano, "Ammore e malavita" parodizza alcune questioni sociali inserendole in un contesto stilistico di criminal comedy. Le canzoni interpretate dai protagonisti agevolano la fluidità della narrazione e affrontano con teatralità tematiche profonde come l'amore e la morte. 

"Non puntiamo al realismo, ma alla verosimiglianza. Per credere in quello che raccontiamo ci piace prendere dei personaggi veri, che abbiamo incontrato nella vita reale, per incastonarli nella cornice fantasiosa di una storia esagerata" - hanno commentato i registi - "La città di Napoli è stata la nostra ispirazione e una personale rivisitazione della sua forma artistica più densa e popolare, la sceneggiata, il risultato."

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