Dario Franceschini: verso l'autonomia il Teatro dell'Opera di Roma
Daily / News - 06 October 2014 08:30
Dario Franceschini interviene sulla situazione in cui versa il Teatro dell'Opera di Roma. Dopo l'abbandono di Riccardo Muti è il caos, annunciati licenziamenti di coristi e orchestrali e i sind
Dario Franceschini dice la sua sulla bufera che si è abbattuta sul Teatro dell'Opera di Roma, dopo l'abbandono di Riccardo Muti e l'annuncio dei licenziamenti è caos.
Autonomia. Dario Franceschini dichiara: "Qui si va verso l’autonomia delle fondazioni come è accaduto per La Scala e Santa Cecilia che hanno dimostrato che si può diventare un’eccellenza".
Cambiamento. Il Ministro Dario Franceschini si dice pronto a intervenire: “Sono qui per cambiare le cose. Il caso è l’Opera di Roma. Da anni lo Stato investe tantissimo sulla lirica. Non si può continuare un impegno così importante senza che ci sia dall’altra parte uno sforzo per modernizzare il settore”.
Riccardo Muti. Il direttore d'orchestra ha abbandonato il teatro dell'Opera di Roma con due lettere, una ufficiale, l'altra privata indirizzata al direttore Carlo Fuortes. "Non ci sono le condizioni per garantire quella serenità che mi è necessaria", è quanto scrive Riccardo Muti.
Licenziamento. Il cda del teatro dell'Opera ha deciso per il licenziamento collettivo di coro e orchestra, ma non del corpo di ballo. Il licenziamento riguarderà 182 persone. La procedura prevede dei giorni per le trattative sindacali e altri giorni per la trattativa nei tavoli istituzionali, per un massimo di 75 giorni.
Sit-in sindacati. Oggi i sindacati manifesteranno dalle 11 alle 14 davanti al teatro dell'Opera contro il licenziamento. Potrebbero aderire alla manifestazione anche altre sigle oltre a Fistel Cisl e Uilcom Uil.
Auspicio Dario Franceschini. "Auspico che in futuro si vada verso situazioni in cui orchestre e coro siano interne ai teatri ma con contratti a termine. È un modo per aprire ai giovani e per mettere fine alle rendite di posizione. Bisogna che i teatri lirici non sprechino più e che si dotino di rapporti di lavoro più moderni". Dice il ministro a La Repubblica.
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