Adriano Sofri in libreria con Machiavelli,Tupac e la Principessa: il fine giustifica i mezzi?
Comics / News - 27 January 2014 15:35
Adriano Sofri, ospite sabato scorso da Fabio Fazio a "Che tempo che fa", presenta il suo nuovo libro "Machiavelli, Tupac e la Principessa", edito da Sellerio editore Palermo.
Machiavelli, Tupac e la Principessa (Sellerio editore Palermo) di Adriano Sofri - Il titolo stesso stesso suggerisce che non si tratta di un saggio monografico sul Principe di Machiavelli scritto cinquecento anni fa. Da Caterina Sforza a Savonarola e Tupac Shakur, il rapper statunitense che dopo l'esperienza in carcere decide di chiamarsi “Makaveli”. Un “guazzabuglio” di fortuna e virtù, fine e mezzi, guerra e pace.
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Il fine giustifica i mezzi? - Adriano Sofri chiarisce che Machiavelli non lo ha mai scritto: “Secondo me, è la parte meno importante e più caduca, quella in cui Machiavelli cede alla tentazione di pensare che la politica, e in genere le cose della vita, si giudichino dal successo”. Il successo, inteso come riuscita del risultato preposto, non lo scopo. Chi si assume la responsabilità di perseguire un fine supremo, come quello di preservare la libertà, i diritti dei cittadini o la conservazione di uno Stato, una Repubblica o un Principato, deve necessariamente considerare la possibilità di scelte immorali agli occhi del comune cittadino.
Fin dal principio, ricorda Sofri, Machiavelli viene compreso come una sorta di figura demoniaca:”Questa frase gli è stata attribuita e ha fatto di Machiavelli un cinico che utilizza qualunque nefandezza pur di raggiungere il suo scopo. Ma a furia di ripetere quella frase, cosa è successo? Secondo me che tutti, fautori e nemici di Machiavelli, hanno pensato che bisognasse discutere sulla questione dei mezzi”. Invece, l'autore sposta il nocciolo della questione sui fini: il buon fine.
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Ineluttabilità del potere – Le leggi del mercato, dell'economia e della finanza annullano la facoltà di decisione? L'autore ammette che è una tematica complicata: “La finanza è essa stessa un potere che esautora altri poteri: per esempio, le sovranità nazionali, i parlamenti, la rappresentatività e così via. Le regole dettate dalla Banca Centrale Europea o dal Fondo Monetario si presentano inesorabili, cioè la libertà di decisione politica comincia dove finisce il dictat che viene da lì. Però quello che a me pare importante della questione del potere in Machiavelli, e non solo in lui, è che il potere ha sempre, e dovrebbe conservarlo anche per noi, un volto tragico”. Il potere presuppone sempre un gioco tragico. Per coloro che lo detengono, il potere implica il farsi portavoce di scelte da cui i cittadini rifuggono.
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Fortuna e virtù - Sull'opera di Machiavelli pesa inoltre la mala interpretazione di un avverbio da cui conseguire un presupposto fondamentale: nell'ambito del potere è predominante il ruolo della fortuna. Tuttavia, è una partita in cui gli avversari devono giocare fino in fondo e possono capovolgere il risultato finale.
Rispetto alle epoche passate, caratterizzate da congiure, avvelenamenti e decapitazioni, il gioco sporco, perpetrate nelle stanze del potere, ha raggiunto oggi una violenza su scala mondiale difficilmente immaginabili nel passato. È possibile fermare le guerre civili? Sofri ricorda la guerra in Siria: cominciata come una ribellione pacifica contro il regime dittatoriale. Alla protesta pacifica il regime risponde con la violenza sui civili inermi. Il resto del mondo non è potuto intervenire per lungo tempo. Un genocidio è in atto sotto gli occhi di tutti. La situazione odierna è catastrofica. Pensando alla guerra dei Balcani, considera Sofri, oggi possiamo solo constatare una sospensione della violenza quotidiana. Purtroppo, il fatto di poter essere testimoni, in tempo reale, di quello che succede nel mondo, diversamente dai tempi dell'Olocausto in cui molti non sapevano, non agevola la pace.
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