Legambiente. Il 70% Dei Comuni Italiani A Rischio Frane E Alluvioni.
Daily / News - 11 October 2009 08:54
Tutta Italia è a rischio frane. Dopo il nubifragio che ha colpito il Messinese provocando numerose frane e crolli di abitazioni, si torna a riflettere sul livello di sicurezza dei comuni italiani. E torna alla luce una recente indagine (del 2008) di Legambiente e Protezione civile, su tutto il territorio nazionale. Il risultato? Ben 5.581comuni sono a rischio idrogeologico, ossia il 70% del totale dei comuni italiani, di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a rischio sia di frana che di alluvione.
Le cause? "Il nostro territorio è reso ancora più fragile dall'abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall'urbanizzazione irrazionale", argomenta Legambiente e Protezione civile nello studio. Maglia nera alla Calabria, seguita da Umbria e Valle d'Aosta, ossia le regioni italiane, con la più alta percentuale di comuni, classificati a rischio (il 100% del totale). Poi le Marche (99%) e la Toscana (98%). Sebbene in molte regioni la percentuale di comuni interessati dal fenomeno possa apparire ridotta, la dimensione del rischio è comunque preoccupante: in Sardegna e in Puglia, nonostante la percentuale dei comuni a rischio, sia tra le più basse d'Italia, le frane e le alluvioni degli ultimi anni, hanno provocato vittime e notevoli danni, prosegue lo studio. Oltre a tanti piccoli comuni, anche molte delle grandi metropoli e città italiane sono considerate a rischio idrogeologico. Una situazione che deriva soprattutto dalla pesante urbanizzazione che ha subito l'Italia, in particolare lungo i corsi d'acqua. "Se al Sud la costante aggressione al territorio si manifesta principalmente con l'abusivismo edilizio, al Centro Nord si continuano a portare avanti interventi di difesa idraulica che seguono filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci. In molti casi vengono realizzati argini senza un serio studio sull'impatto, che possono portare a valle, vengono cementificati gli alvei e alterate le dinamiche naturali dei fiumi, si assiste a pratiche di escavazione selvaggia", concludono Legambiente e Protezione civile. E i risultati si vedono. La pioggia è ormai sinonimo di paura in molte zone della penisola, dove il rischio idrogeologico è a livello alto, oppure altissimo. E se c'è un filo comune a legare gran parte degli eventi atmosferici, che hanno colpito diverse zone dell'Italia, gli effetti molto spesso sono amplificati dall'opera o dall'inerzia dell'uomo. A cadenza, spaventosamente, regolare la cronologia dei principali eventi catastrofici, dagli anni '80 a oggi, parla quasi da sola.
Il 29 maggio 2008, nel comune di Villar Pellice, in Piemonte, a causa delle forti piogge, nell'alveo del Rio Cassarot, si genera una colata di detriti che travolge una casa e ne danneggia altre tre in una borgata. Il bilancio è di quattro morti.
Il 23 settembre 2003, un violentissimo nubifragio colpisce la provincia di Massa Carrara (2 morti).
Nel 2000, a metà ottobre, il bilancio del maltempo in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria che interessò anche il Po, è particolarmente pesante con 23 morti, 11 dispersi e circa 40 mila sfollati.
Nell'estate del 2000, un nubifragio si abbatte su Soverato. Dodici persone muoiono in un campeggio inondato dall'acqua.
Nella Valle del Sarno, in Campania, il 5 maggio 1998, una valanga di fango si stacca dalla montagna di Pizzo di Alvano e raggiunge alla velocità di 300 metri al minuti i comuni di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici, provocando la morte di 160 persone, di cui 137 solo a Sarno, distruggendo centinaia di case.
Nel novembre del 1994, le acque del Tanaro allagano Asti, Alba, Ceva e Alessandria: il Po esonda a Palozzolo Vercellese, allaga Trino, Casale Monferrato e altri paesi fino a Valenza. I morti saranno 70 e oltre 2.200 i senzatetto.
Nell'estate del 1987, l'esondazione del fiume Adda e di alcuni torrenti, insieme alla frane provoca 53 vittime. Due anni prima, nel luglio 1985, la catastrofe di Val di Stava (bilancio 268 vittime). Il disastro è causato dalla rottura degli argini nei bacini di decantazione della miniera di Prestavel. Sull'abitato di Stava si scaricano 160 mila metri cubi di fango.
Il 29 maggio 2008, nel comune di Villar Pellice, in Piemonte, a causa delle forti piogge, nell'alveo del Rio Cassarot, si genera una colata di detriti che travolge una casa e ne danneggia altre tre in una borgata. Il bilancio è di quattro morti.
Il 23 settembre 2003, un violentissimo nubifragio colpisce la provincia di Massa Carrara (2 morti).
Nel 2000, a metà ottobre, il bilancio del maltempo in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria che interessò anche il Po, è particolarmente pesante con 23 morti, 11 dispersi e circa 40 mila sfollati.
Nell'estate del 2000, un nubifragio si abbatte su Soverato. Dodici persone muoiono in un campeggio inondato dall'acqua.
Nella Valle del Sarno, in Campania, il 5 maggio 1998, una valanga di fango si stacca dalla montagna di Pizzo di Alvano e raggiunge alla velocità di 300 metri al minuti i comuni di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici, provocando la morte di 160 persone, di cui 137 solo a Sarno, distruggendo centinaia di case.
Nel novembre del 1994, le acque del Tanaro allagano Asti, Alba, Ceva e Alessandria: il Po esonda a Palozzolo Vercellese, allaga Trino, Casale Monferrato e altri paesi fino a Valenza. I morti saranno 70 e oltre 2.200 i senzatetto.
Nell'estate del 1987, l'esondazione del fiume Adda e di alcuni torrenti, insieme alla frane provoca 53 vittime. Due anni prima, nel luglio 1985, la catastrofe di Val di Stava (bilancio 268 vittime). Il disastro è causato dalla rottura degli argini nei bacini di decantazione della miniera di Prestavel. Sull'abitato di Stava si scaricano 160 mila metri cubi di fango.
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