Recensione Detroit 1-8-7. Sorprendete debutto per la serie crime di Detroit

Tv / News - 03 March 2011 21:20

L’appassionante serie descritta dal quotidiano Usa Today come il miglior poliziesco dai tempi di NYPD Blue, sbarca in Italia.

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Film Bad roads - Le strade del Donbass - video

Dal 4 marzo 2011 ogni venerdì alle 21:55 in prima visione assoluta in Italia su FoxCrime (canale 117 di SKY) arriva DETROIT 1-8-7.

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Il numero, che si riferisce al codice con cui la polizia americana identifica i casi di omicidio, vede un dipartimento il cui team di detective si avvale del carismatico Louis Fitch (Michael Imperioli), già conosciuto al pubblico per il ruolo di Christopher Moltisanti, nipote di Tony ne I Soprano (interpretazione per cui si è aggiudicato un Emmy Award nel 2004). A capo della sezione Maureen Mason (Aisha Hinds, Lost, True Blood), il sergente Jesse Longford (James McDaniel, NYPD Blue), il detective Damon Washington (John Michael Hill), la detective Ariana Sanchez (Natalie Martinez), il detective Vikram Mahajan (Shaun Majumbder) ed il giovane detective John Stone (D.J. Cotrona)

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Devo ammettere che quando ho visto il pilot – ossia il nome che viene dato al primo episodio di ogni serie tv americana – ho pensato subito che si sarebbe trattato dell'ennesima serie crime. Ma è stato con grande piacere ho dovuto ricredermi. La serie era stata inizialmente concepita come un mockumentary (finto documentario), genere che si caratterizza per il realismo estremo e il forte impatto visivo, ma successivamente gli autori hanno deciso di optare per uno stile narrativo più tradizionale. Questo perché le polemiche hanno accompagnato fin dal debutto negli Stati Uniti la serie. Ne esce una descrizione durissima della città di Detroit, capitale decaduta dell'industria dell'auto che per numero di omicidi e tensioni sociali è in vetta alla classifica delle città più violente di America.

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Finto o no, è funzionale la divisione in "capitoli" come a voler dare un titolo alla scena che ci si appresta a vedere e, questo di certo non si trova in un documentario. Le inquadrature fanno subito entrare a contatto con i personaggi. E sono rimasto felice nello scoprire che, oltre a me, c'era un tizio – nell'episodio - appena arrivato in ufficio; mi consolava sapere che eravamo in due a non comprendere come funzionassero le cose li dentro.

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Di certo il realismo non è mancato, non sorprende che – nella realtà - gli abitanti di Detroit abbiano alzato un gran polverone per la descrizione cruda e impietosa che emerge della metropoli. Sembra invece che la polizia si sia identificata totalmente nella serie.

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Il sergente Longford parla in un italiano stentato con l'agenzia immobiliare in Toscana: sentirgli dire "chi dorme non piglia pesci" in maniera quasi del tutto incomprensibile è spaesante ma al contempo familiare. Non credo che David Zabel (E.R, Dark Angel, JAG), lo sceneggiatore, gli avesse riferito che la serie sarebbe passata anche in Italia, ma per essere uno che sta da trent'anni alla omicidi è da aspettarsi ben altre cose.

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Fitch invece è senza dubbio l'uomo su cui puntare. È il genio, quello che tiene in piedi la baracca, e mi ha ricordato vagamente l'Harrison Ford degli albori in Blade Runner. Introverso, duro, solitario ma che chiede di farsi scoprire piano piano per rivelarti grandi sorprese.

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Il finale poi? Che dire?! Quando arriva venerdì prossimo?

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