Il Compagno di Viaggio di Curzio Malaparte

Comics / News - 15 April 2009 23:00

"Non fare il bischero - mi disse - Quando si sta bene si piange meglio. Ora che sto male, e male assai con questa tbc che mi mangia vivo, ora, credimi e' piu' difficile". "Piu' difficile cosa?" dissi

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Film The Exorcist: Believer - video

Curzio Malaparte inizia a scrivere Il compagno di viaggio nel 1946, per poi riprenderlo successivamente, nel 1955, con l'intenzione di trarne un film. Nel settembre del '43, dopo la caduta di Mussolini e prima del cambiamento di alleanze, il soldato bergamasca Calusia promette al suo tenente, caduto combattendo gli inglesi in Calabria, di riportarlo a casa dalla madre.
Cosi', nel caldo estivo, Calusia si mette in cammino e risale la penisola alla volta di Napoli, con il cadavere in decomposizione nella cassa fatta con le sue mani a dorso d'asino. Attraversera'  un mondo violento, abbruttito dalla fame e dalla paura, al quale pero' non intende piegarsi perche' "non è colpa mia, non e' colpa vostra se abbiamo perso la guerra. Ma la guerra contro i ladri non la voglio perdere. Dobbiamo aiutarci tutti l'un l'altro a far la guerra contro i ladri, perche' sono i ladri i veri nemici d'Italia".

Il filo della trama si condensa scena dopo scena di episodi suggestivi: l'incontro con i due soldati inglesi che, in un testa a testa con l'alpino a suon di whisky, finiscono per ubriacarsi e per schernirlo gli rubano il cappello... ma Calusia non ci sta, e quando ore dopo scorge la jeep ferma in un prato e i due M.P. sguazzare nel fiume con grida animalesche, va a riprendersi il suo cappello e, pan per focaccia, si porta via anche le loro uniformi che evidentemente stanno meglio addosso ai due spaventapasseri sul campo a una svolta della strada; la volta in cui, giunto in un villaggio, trova un povero parroco indaffarato e perplesso di fronte alle campane mute della sua chiesa finche'...si scopre il mistero, appeso al batacchio c'e' il soldato nero Joe che si diverte a dondolare pericolosamente come se stesse al luna park, mentre la folla si sparpaglia in fuga per la piazza credendo sia il diavolo e l'amico gli grida: "Come down, Joe! Come down!"; l'incontro con i borsari neri e la "bergamasca", l'apparizione della regina d'Oriente, una scena burlesque di straordinario impatto figurativo che anticipa per certi versi l'arrivo di Calusia a Palazzo Pignatelli. 

Intrisa dell'ironia bischera in tutte le sue cromature, questa prosa vigorosa fa venire in mente una sonata di fisarmonica: si fa via via corposa per poi a tratti rarefarsi, inghiotte il susseguirsi degli eventi per restituirci in un attimo lungo un'eternita' , la sensazione di assoluta vacuita' : dopo il crollo, la resa, l'invasione straniera, l'orrore, la fame, la miseria, la paura e le umiliazioni della disfatta, di fronte ai mariuli che a Napoli, proprio ad un passo da Monte di Dio, gli rubano l'asino con la cassa credendo vi sia racchiusa chissa'  quale preziosa merce di contrabbando, Calusia si rende improvvisamente conto dell'inutilita'  del sacrificio dei suoi compagni, di tutto quel sangue versato. Per la prima volta si sente umiliato e sconfitto.
Con affanno e quasi per caso, lo sguardo raramente si sofferma nella contemplazione di un passaggio a tinte forti anch'esso contaminato dalla guerra. La bellezza di un "meriggio pieno di sole" e' pretestuosamente elemento consolatorio: suggerisce si' la commovente caparbieta'  di non lasciarsi sopraffare dall'orrore, il desiderio di sopravvivere nonostante le barbarie, tuttavia la natura mediterranea rimane estranea alla miseria degli uomini.
Quando poi, dopo aver difeso la salma del suo tenente a costo della vita, il soldato bergamasca Calusia giunge a Palazzo Pignatelli, l'incontro con la madre del tenente Cafiero Signor Eduardo e' un tragicomico sublime di rara raffinatezza culturale.

L'epifania annunciata nella destinazione si rivela infine in tutta la sua compiutezza: il cammino che Calusia ha intrapreso porta le stigmate di una sorta di processione nel nome della solidarieta'  tra gli uomini, e che la si voglia intendere da una prospettiva laica o cristiana, e' proprio l'ampio respiro del racconto stesso che suggerisce l'inezia della questione.

 

Curzio Malaparte, Il compagno di viaggio (inedito), Excelsior 1881 Edit., 2007, pp 98.

 

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